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Il ritorno dei rapimenti in Nigeria

Un’aula vuota della scuola di Kuriga, nella Nigeria centrale, dove il 7 marzo 2024 sono stati rapiti più di 270 studenti. (Haidar Umar, Afp)

Ha camminato per ore sotto il sole cocente insieme ad altre decine di ragazzi e ragazze. Alla prima pausa sulla riva di un fiume per dissetarsi, si è nascosto dietro un mucchio d’erba. Quando non ha sentito più voci, ha strisciato per terra come un serpente finché non ha raggiunto il villaggio più vicino e ha chiesto aiuto. Musa Garba, 17 anni, è uno studente di Kuriga, nella Nigeria centrale, riuscito a sfuggire ai rapitori che il 7 marzo hanno fatto irruzione nella scuola primaria e secondaria, portando via circa 287 studenti e insegnanti.

Garba ha raccontato la sua storia a un giornalista della Bbc, che ha visitato questo centro abitato nello stato di Kaduna, molto povero e poco sviluppato. Secondo gli abitanti, quelle persone arrivate a seminare il terrore a bordo di motociclette – comunemente chiamate “banditi” – stavano già tenendo d’occhio il villaggio da tempo. Ma a proteggerlo non c’era nessuno, né l’esercito né la polizia.

Dall’inizio di marzo almeno tre rapimenti di massa – l’ultimo è stato il 12 marzo a Buba, sempre nello stato di Kaduna, dove sono stati sequestrati una sessantina di adulti – indicano una recrudescenza di questi crimini. Secondo la società di consulenza nigeriana Sbm intelligence, da maggio del 2023, quando si è insediato il presidente Bola Tinubu, più di 4.500 persone sono state vittime di sequestri. Tra il 2011 e il 2020 sono stati pagati riscatti per un totale di 18 milioni di dollari. Dal 2022 nel paese è in vigore una legge che vieta il pagamento dei riscatti, e Tinubu ha ribadito che il governo non verserà denaro ai rapitori, la cui richiesta è un miliardo di naira (circa 570mila euro) per liberare gli ostaggi.

L’episodio di Kuriga ha subito riportato alla mente il caso delle 276 studenti rapite nel 2014 da una scuola di Chibok, di cui un centinaio manca ancora all’appello. A quell’epoca i responsabili di questi crimini erano soprattutto i gruppi estremisti islamici come Boko haram, che volevano scoraggiare le famiglie dal mandare bambini e bambine a scuola perché proclamavano che “l’educazione occidentale era peccato” e volevano imporre la loro versione rigorista dell’islam.

Oggi i rapimenti a scopo di riscatto sembrano essere la prerogativa di bande criminali interessate ad arricchirsi, più che a diffondere un’ideologia. Spesso, nelle comunità povere, i riscatti sono pagati in generi alimentari, carburante o veicoli. In questi mesi i prezzi, soprattutto quelli dei prodotti alimentari, sono schizzati alle stelle e il governo è accusato di non aver fatto nulla per arginare le sofferenze della popolazione. Nelle ultime settimane si sono moltiplicati in tutto il paese anche gli attacchi ai magazzini dove si conservano cereali e altri prodotti agricoli, tanto che è stato inviato l’esercito a sorvegliarli.

“Un governo che non aiuta i cittadini più vulnerabili è un invito al caos. Una bomba che aspetta solo di esplodere”, commenta una giornalista del quotidiano nigeriano Premium Times. “E i segni ci sono già tutti”.

Questo testo è tratto dalla newsletter Africana.

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