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Cosa c’è dopo El Niño

La barriera corallina a Lizard Island, Australia, 5 aprile 2024. (David Gray, Afp)

L’ufficio australiano di meteorologia ha dichiarato concluso l’evento climatico ricorrente detto El Niño, affermando che le condizioni nella fascia tropicale del Pacifico stanno tornando alla normalità e che la temperatura delle acque sta calando rapidamente.

El Niño è dovuto all’oscillazione periodica delle correnti atmosferiche, che influenza la circolazione delle acque del Pacifico provocando il riscaldamento della sua superficie. Questo a sua volta determina l’aumento della temperatura dell’aria e ha ripercussioni sul clima globale e sull’andamento delle precipitazioni nelle regioni tropicali.

Di solito El Niño si ripete a intervalli compresi fra i due e i sette anni. La sua ultima manifestazione era cominciata nel giugno scorso e ha contribuito a rendere il 2023 l’anno più caldo mai registrato, insieme al cambiamento climatico dovuto alle emissioni di gas serra. È stato anche la causa della siccità che ha favorito gli incendi senza precedenti in Colombia e Venezuela, e sta provocando una crisi alimentare in Africa meridionale.

La fine del Niño è arrivata con un certo anticipo rispetto ad alcune previsioni, secondo cui il fenomeno sarebbe durato fino all’inizio dell’estate. Quello che succederà nei prossimi mesi darà importanti indicazioni sul futuro del clima.

L’arrivo della Niña potrebbe smentire le previsioni secondo cui il 2024 rischia di essere ancora più caldo del 2023

Alcuni modelli considerano molto probabile che entro la fine dell’anno comincerà il fenomeno opposto al Niño, detto la Niña, che provoca il raffreddamento delle acque di superficie del Pacifico tropicale e l’abbassamento delle temperature medie globali.

L’arrivo della Niña potrebbe smentire le previsioni secondo cui il 2024 rischia di essere ancora più caldo del 2023, e suggerire che le temperature eccezionali degli ultimi mesi non sono il segno che il cambiamento climatico è entrato in una nuova fase di accelerazione incontrollabile ma un’anomalia dovuta a fattori ancora da chiarire.

Il raffreddamento degli oceani potrebbe anche limitare i danni subiti dalle barriere coralline negli ultimi mesi. Nei giorni scorsi l’agenzia statunitense per gli oceani e l’atmosfera (Noaa) ha confermato che è in corso un altro evento globale di sbiancamento, un fenomeno dovuto alla temperatura eccessiva che può portare alla morte dei coralli.

È il quarto evento di questo tipo dal 1998 (anche gli altri sono avvenuti in corrispondenza del Niño), e secondo gli esperti potrebbe presto diventare il più grave di sempre. Nella Grande barriera corallina australiana il 73 per cento dei coralli è già stato danneggiato.

Ma l’ufficio meteorologico australiano ha messo in guardia dal trarre conclusioni affrettate, avvertendo che le temperature degli oceani hanno raggiunto livelli mai registrati e che questo potrebbe avere conseguenze imprevedibili sull’alternanza tra El Niño e La Niña.

Questo testo è tratto dalla newsletter Pianeta

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