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Adrianne Lenker canta di sorrisi, lacrime e del mistero del tutto

Adrianne Lenker. (Germaine Dunes)

Il protagonista del romanzo L’ultima cosa bella sulla faccia della terra (Adelphi 2023) di Michael Bible si chiama Iggy. È un condannato a morte, che sconta la sua pena in un carcere statunitense. In attesa dell’esecuzione, ogni giorno Iggy guarda fuori dalla finestra della sua cella e trova nella natura la sua unica forma di conforto. L’estate sta finendo, sta arrivando l’autunno, lui si sofferma su un albero di corniolo e spera di avere abbastanza tempo per veder cadere l’ultima fioritura. “Sentivo uno strano legame. Come se fosse l’ultima cosa bella sulla faccia della terra”, pensa.

Anche Adrianne Lenker, ai più nota per essere la leader della band indie-rock Big Thief, trova conforto nella natura. Per sua fortuna, non per il motivo tragico di Iggy. La natura le serve sopratutto per “ricaricarsi”, come dice lei, e per trovare l’ispirazione. Ormai le sue canzoni sembrano indissolubili dalla presenza di alberi, fiumi, terra e cieli stellati. Era già successo in parte per Dragon new warm mountain i believe in you, splendido disco del 2022 dei Big Thief. Ed è accaduto di nuovo per il suo sesto disco solista, Bright future, registrato interamente in uno studio immerso nei boschi chiamato Double infinity, che si trova in una non meglio specificata località nel nordest degli Stati Uniti.

Lenker si è ritirata in mezzo ai boschi con l’idea di registrare delle canzoni, ma senza dover per forza fare un album. Il coproduttore e ingegnere del suono, Philip Weinrobe, ha preparato lo studio, radunando pochi strumenti e usando solo tecniche di registrazione analogiche. Con la volontà di lasciare in bella vista anche le imperfezioni, di far sentire anche il luogo in cui si trovavano. Insieme a Lenker hanno suonato Nick Hakim, Mat Davidson e la violinista Josefin Runsteen.

Bright future ha un’atmosfera intima, soffusa. S’inserisce nella tradizione del folk e del country statunitense ma, come spesso succede con Lenker, non suona per niente nostalgico o derivativo, perché la cantante conserva sempre uno stile molto personale. Nel brano iniziale, Real house, che ricorda alcuni episodi dell’infanzia di Lenker con un misto di candore e inquietudine, si sentono i movimenti delle dita sulla tastiera del pianoforte e il cigolare di una sedia. Sembra quasi di essere nella stanza insieme ai musicisti. In brani più ritmati, come nella trascinante Vampire empire (già pubblicata in una versione elettrica con i Big Thief), la voce di Lenker sembra sporca, intensa nella sua purezza, mentre canta “volevo essere la tua donna, volevo essere il tuo uomo”. Viene subito da sintonizzarsi con la sua emotività.

“Amo la chitarra, il pianoforte e il violino. E volevo fare qualcosa che catturasse al meglio l’acustica di questi strumenti”, racconta Lenker in collegamento video da una casa del Massachusetts, negli Stati Uniti, mentre indossa un cappellino di lana e tiene in mano una grande tazza. Parla spesso con un filo di voce, con delicatezza, pesando le parole. “Quando ci siamo ritrovati al Double infinity, in mezzo alla foresta, era autunno e le foglie avevano molti colori diversi. Mi piace stare lontano dalla città, ne ho bisogno per ricaricarmi. Per lavorare ai brani abbiamo seguito il nostro ritmo, senza pressioni né scadenze. Nelle pause andavamo a fare passeggiate, a nuotare nudi nell’acqua fredda del fiume, oppure semplicemente ci sdraiavamo per terra e guardare il cielo”.


Lenker è nata a Indianapolis, ma è cresciuta in Minnesota. I suoi genitori facevano parte di una comunità cristiana. Da piccola ha trascorso un’estate viaggiando con i suoi per tutto il Midwest e ha vissuto in un furgone Ford. Ha scritto la sua prima canzone quando era ancora una bambina e ha registrato il suo primo disco a tredici anni. Ha incontrato il futuro cofondatore dei Big Thief, Buck Meek, a un concerto, quando viveva a Boston, e poi lo ha incontrato di nuovo in un negozio di alimentari il giorno in cui si è trasferita a New York. La coppia ha cominciato a suonare insieme per le strade della città e si è sposata quando Lenker aveva ventiquattro anni. Hanno divorziato nel 2018, rimanendo nei Big Thief da “profondi amici”.

“Ho cominciato a fare musica cantando e suonando per me stessa all’età di dieci anni. Continuare a cantare per se stessi anche di fronte al pubblico sembra facile, ma in realtà richiede molto lavoro. E spesso quando entro in studio preferisco pensare: ‘Ok, ora metterò insieme delle nuove canzoni, chissà se le pubblicherò, se qualcuno le ascolterà mai’. E questo mi aiuta a non sentire la pressione, a sentirmi più libera. Ed è successo anche stavolta”, prosegue la cantante. Poi a un certo punto s’interrompe e mi chiede di fare un minuto di pausa. “Scusa, è per il mio cane”, dice con un sorriso timido.

Quando ricominciamo, le chiedo del titolo del disco, Bright future, che si potrebbe tradurre come “futuro radioso”. In nessuno dei testi dei brani compaiono quelle parole. “Avevo scritto una canzone intitolata proprio Bright future. Non è finita nel disco, come del resto le altre 22 che ho lasciato fuori. Ma mi piace molto, quindi ho deciso di salvare il concetto di futuro radioso. Per me la parola bright ha un doppio significato: non è detto che il suo significato sia per forza positivo, come non è detto che darkness (oscurità) abbia per forza un senso negativo. Anche dentro il bosco a volte è buio, eppure a me dà pace. In Real house, per esempio, canto ‘clarity of dark space’, chiarezza di uno spazio buio. Amo evocare significati binari, per cui mi piace pensare che la luminosità possa essere quella della luce dell’alba ma anche di un’esplosione, qualcosa che acceca, le luci stressanti della città”. E di parole amare il disco non è privo: in Donut seam, per esempio, fa capolino la crisi climatica. “This whole world is dying / don’t it seem like a good time for swimming / before all the water disappears” (questo mondo intero sta morendo / non sembra il momento giusto per una nuotata / prima che tutta l’acqua scompaia).


Nel disco, come detto, è presente anche Vampire empire, un brano che alla fine dello scorso anno era stato pubblicato in una versione elettrica con i Big Thief ed era finito nelle classifiche delle migliori canzoni del 2023, come quella del Guardian o di Pitchfork. Come mai questa doppia versione? “Quella di Bright future è la prima versione, ma quella con la band era più rock’n’roll quindi ho pensato di farla uscire per prima. Non ho problemi nel presentare al mio pubblico diverse interpretazioni dei miei pezzi, anzi. E poi penso che Vampire empire stia proprio bene lì, a metà dell’album”, risponde Lenker.

A proposito dei Big Thief, dobbiamo aspettarci un nuovo album della band nei prossimi mesi? Lenker spiega che non è ancora il momento. “Stiamo lavorando a dei pezzi, ma per ora non abbiamo niente di pronto. Mi sto concentrando soprattutto sulla mia carriera solista. Dopo la prima parte del tour in primavera per promuovere Bright future (partito il 21 marzo dagli Stati Uniti), vorrei tornare in Europa in autunno. Mi piacerebbe fare anche una data in Italia, ma al momento non c’è niente di confermato”.


Il disco si conclude con Ruined, una ballata al pianoforte che a tratti fa pensare alla canzone melodica degli anni sessanta e parla di un amore tormentato. Le relazioni tra le persone, del resto, sono uno dei temi principali del canzoniere di Adrianne Lenker. “Alla fine nei miei brani parlo sempre delle stesse cose, che per me sono le uniche che contano: la vita, la morte, la nascita, l’amore, l’odio, la bellezza e in generale il tentativo di dare un senso a tutti i frammenti che compongono l’esistenza. Cerco di restituire il mistero del tutto. Penso che per tutta la mia vita continuerò a lavorare su queste tematiche. Da sempre le persone scrivono libri e canzoni su questi temi, ma nessuno ha ancora trovato la soluzione dell’enigma. Più vado avanti, però, più mi sembra di essere in grado di articolare i miei pensieri. Real house è il brano più diretto e autobiografico che abbia mai scritto. E più scrivo, più mi esercito, più tendo a scrivere pezzi semplici, che potresti cantare a un bambino. Al tempo stesso penso di avere ancora tanto da imparare. Sono ancora lontanissima dai grandi maestri”, dice la cantante.

Vicina o lontana, poco importa. Lenker, in questa fase della sua carriera, sembra controllare alla perfezione la sua creatività, alternando in modo brillante sorrisi e lacrime.

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