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Ad Haiti il potere è in mano alle bande

Croix-des-Bouquets, Haiti, 19 ottobre 2021. Forze di sicurezza pattugliano le strade in seguito al rapimento dei missionari statunitensi. (Matias Delacroix, Ap/LaPresse)

I rapimenti sono aumentati ad Haiti, ma la crisi ha radici politiche oltre che criminali. Tra gennaio e metà ottobre di quest’anno si sono verificati 782 rapimenti, secondo i dati del Centro di analisi e di ricerca sui diritti umani di Haiti (Cardh). Di sicuro Haiti supererà il totale di 796 rapimenti registrato nel 2020. Solo nella prima metà di ottobre se ne sono verificati 119.

Il paese non toccava livelli simili dal 2005, quando ci furono 760 sequestri. Quei rapimenti si erano verificati sullo sfondo delle violenze e dei disordini politici successivi alla deposizione del presidente Jean-Bertrand Aristide nel 2004. Aristide si serviva di bande per esercitare il controllo politico su importanti blocchi elettorali e per instillare il terrore nei suoi rivali. Quando il loro leader è stato cacciato dal paese, queste bande si sono ribellate realizzando rapimenti di massa.

Come allora, anche la situazione attuale ha ragioni politiche e alcune seguono gli stessi schemi visti dopo l’uscita di scena di Aristide. Questi sono alcuni motivi che spiegano l’aumento dei rapimenti ad Haiti.

Dai tempi di Aristide i politici hanno stretto alleanze con le bande. Grazie al controllo che esercitano sulle popolose baraccopoli di Port-au-Prince, le bande controllano enormi blocchi di voti. Per molti politici questo patto con il diavolo può fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta.

Per poter accedere a queste aree i politici devono pagare. A volte pagano in contanti attraverso interlocutori, ong o fondazioni. E quando si tratta del partito al potere, gran parte di questi fondi provengono dalle casse dei ministeri. Di recente un ex ministro dell’interno ha riferito a Insight Crime che quando si trovava al governo le bande erano pagate con i fondi destinati agli informatori del governo.

Altre volte i politici danno alle bande accesso alle armi, alle munizioni o ai mezzi di trasporto. Il tornaconto può comprendere per esempio coperture dall’alto o soffiate su operazioni di polizia contro di loro. In cambio i politici si aspettano che le bande attacchino gli avversari, facciano in modo che i loro elettori vadano a votare e che i sostenitori dei loro avversari non votino né protestino.

In altre parole le elezioni sono un grande affare ad Haiti, soprattutto per le comunità più povere e le bande che ci vivono. Ma all’inizio di quest’anno, quando il presidente Jovenel Moïse ha contestato la durata del suo mandato, le elezioni sono state rinviate. Moïse è rimasto al potere ma i parlamentari no e nessuno li ha sostituiti. Quando Moïse è stato ucciso a luglio nella sua casa di Port-au-Prince, le elezioni sono state di nuovo rinviate.

Le bande potrebbero essersi date ai rapimenti per colmare i buchi di bilancio. Potrebbero inoltre voler costringere i politici a retribuirle regolarmente, a prescindere dal calendario elettorale.

Le bande diventano indipendenti
Se è vero che le bande sono da tempo al servizio dei politici, ora stanno dimostrando di voler essere sempre più artefici del loro destino. Sotto questo aspetto, l’alleanza tra bande denominata G9 an fanmi (G9 e famiglia) – fondata secondo alcune fonti da esponenti dell’amministrazione Moïse – sta cambiando le carte in tavola.

Dopo l’assassinio di Moïse, la G9 ha mantenuto la sua posizione di forza criminale tra le più forti del paese. La coalizione, guidata dall’ex agente di polizia Jimmy Chérizier, detto anche Barbecue, riunisce nove tra le bande più potenti di Port-au-Prince, alcune coinvolte nei rapimenti. Secondo la polizia, lo stesso Barbecue deve rispondere all’accusa di rapimento.

Anche bande in passato parte della G9, tra cui Grand Ravine e Village de Dieu, sono coinvolte nei sequestri. A ottobre del 2020, quando faceva ancora parte della G9, Grand Ravine ha partecipato a un rapimento di alto profilo. Renel Destina, detto Ti-Lapli, il leader della banda, ha annunciato alla radio il sequestro di Wolf Hall, un imprenditore della lotteria.

Mentre in passato queste bande traevano ispirazione (e soldi, vedi sopra) dai politici, adesso sono scatenate, libere di intraprendere qualsiasi direzione ritengano necessaria per soddisfare le loro esigenze economiche.

Il mandato di Moïse è stato caratterizzato da un certo livello di “gansterizzazione” di Haiti. Le bande sono cresciute anche per numero e raggio d’azione.

Dalle baraccopoli attorno al porto della capitale fino Pétion-Ville e alla valle centrale, le bande proliferano ovunque. Secondo le Nazioni Unite, oggi ad Haiti ce ne sono più di 160.

Tra queste c’è 400 Mawozo, che in creolo significa 400 uomini senza esperienza. È uno dei gruppi criminali che cresce più in fretta e sta espandendo il suo territorio dal quartiere di Croix-des-Bouquets, alla periferia di Port-au-Prince, fino al confine con la Repubblica Dominicana. Più della metà dei rapimenti avvenuti nel 2020 sono attribuiti a 400 Mawozo, compreso il sequestro di diciassette missionari statunitensi lo scorso 16 ottobre.

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

Questo articolo è stato pubblicato da Insight Crime.

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