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Per i neuroscienziati fissare a lungo uno schermo ci indebolisce

Westend61/Getty Images

Non è strano che solo una piccola percentuale di persone negli Stati Uniti non abbia uno smartphone: dopotutto è uno degli strumenti più utili che siano mai stati inventati. Gli smartphone hanno cambiato il nostro modo di imparare e interagire con il mondo.

Eppure gli effetti di questi cambiamenti sono anche un po’ sconcertanti. Tutti sappiamo che passare troppo tempo al telefono ci rende meno produttivi, ma le conseguenze dell’uso costante dello smartphone (una tecnologia cresciuta vertiginosamente in così poco tempo) devono ancora essere studiate.

A oggi, sembra che il modo in cui usiamo questi dispositivi sia uno dei loro aspetti peggiori. In una famosa conferenza Ted della psicologa Amy Cuddy del 2012, la professoressa dell’Harvard business school avverte che la postura può modificare i nostri ormoni. Il fenomeno è parte di una filosofia chiamata cognizione incarnata, secondo cui il rapporto tra la nostra mente e il nostro corpo è così stretto che quello che pensiamo può influenzare il modo in cui il nostro corpo reagisce. Nel frattempo, i ricercatori stanno studiando in che modo la posizione del corpo potrebbe condizionare le reazioni del cervello.

È evidente che la proliferazione di dispositivi elettronici ha portato all’aumento di posture sbagliate. Per avere un’idea, guardatevi intorno la prossima volta che andate in un luogo pubblico. Questo incurvarsi verso il basso di collo e spalle è stato rinominato postura iHunch (iGobba) dal fisioterapista neozelandese Steve August.

La buona notizia è che la postura sbagliata si può correggere

“La postura è parzialmente determinata dall’ambiente esterno”, spiega a Quartz Erik Peper, professore di educazione sanitaria alla San Francisco State University. “Ormai stiamo seduti in posizione sempre più ripiegata – in particolare guardiamo verso il basso smartphone, tablet e computer – oppure ci buttiamo sul divano, sempre in posizione ripiegata. Questa postura è nota come ‘posizione inerme’, e può aumentare il cortisolo e diminuire il testosterone”.

Cosa significa? Che nel nostro cervello si produce un cambiamento chimico quando aumenta il cortisolo, un ormone steroideo prodotto nel nostro sangue dalla ghiandola surrenale, spesso in risposta a uno stress fisico o mentale, spiega Peper. Anche se la cosa non è sempre negativa, un flusso di cortisolo può provocare una risposta del tipo “attacco o fuga” da parte del nostro corpo, aumentando le possibilità che le persone rispondano in maniera impulsiva. D’altro canto, un calo del testosterone negli uomini è collegato alla depressione e a una riduzione del desiderio sessuale.

Questo studio del 2014 ha concluso che, per le persone depresse, assumere queste posture inermi e con la testa in basso aumenta la possibilità di far riaffiorare ricordi negativi o deprimenti. Ma Peper ritiene che le conseguenze di queste posture possano essere più ampie. Il motivo, spiega, è collegato al “condizionamento classico”, un processo acquisito per il quale stringiamo e ripieghiamo il nostro corpo per proteggerci dal pericolo. Un tempo questa postura di sottomissione biologica ci permetteva di sfuggire ai predatori.

Ricercatori come Peper e Cuddy ritengono che una posizione ripiegata provochi simili reazioni nel nostro cervello, avvicinandoci a uno stato di stress mentale. È un processo simile a quello per cui gli odori familiari ci riportano a un tempo e un luogo nel quale il nostro cervello ha registrato per la prima volta quell’odore.

La buona notizia è che la postura sbagliata è piuttosto facile da correggere. Sedersi in posizione eretta può aumentare i livelli di fiducia in se stessi, come hanno rilevato nella loro ricerca del 2013 Cuddy e il suo collega Maarten W. Bos. Nello studio è stato chiesto a 75 studenti di interagire con quattro dispositivi elettronici di dimensioni diverse, come smartphone, tablet, computer portatili e fissi.

Guardate in alto

Quando era chiaro che l’esperimento era concluso, i ricercatori hanno aspettato di vedere dopo quanto tempo ogni studente avrebbe chiesto se poteva andarsene. I ricercatori hanno scoperto, curiosamente, che i partecipanti che avevano usato dispositivi più grandi – ovvero quelli con i quali era meno probabile che assumessero la postura “a gobba” – erano più decisi nel chiedere di uscire dalla stanza. Al contrario, più era piccolo il dispositivo e meno determinati erano i partecipanti. È stato inoltre notato che sedersi in maniera eretta favorisce la capacità di evocare le proprie caratteristiche positive e, fatto significativo, di credere che siano vere.

Quindi cosa si può fare al riguardo? Possono sembrare degli accorgimenti secondari, ma Peper sostiene che esistono dei gesti quotidiani utili.

  1. Controllate la vostra postura. Mettete dei promemoria sul telefono se necessario, ma assicuratevi di controllarvi nel corso della giornata.
  2. Dopo ogni telefonata, mettete una mano dietro la testa, tirate indietro il gomito e guardate in alto. Questo spinge il vostro corpo ad assumere una posizione più aperta.
  3. Sollevate il tablet, telefono o lettore musicale, quando li usate, al livello degli occhi. All’inizio può sembrare controintuitivo, ma è un’abitudine utile da coltivare.

Siamo ancora nella fase iniziale della ricerca per quanto riguarda i legami tra l’uso degli smartphone e il benessere personale. Anche se viene fuori che alcuni dei pericoli più clamorosi contro i quali siamo stati messi in guardia in realtà non sono affatto minacciosi, è indubbio che un uso eccessivo del telefono non faccia bene al nostro corpo. Allo stesso tempo sappiamo che esistono piccoli accorgimenti che possiamo adottare per mitigare alcune delle più evidenti conseguenze che l’uso degli smartphone ha sulla nostra salute. Non aspettate che sia troppo tardi.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è uscito su Quartz.

This article was originally published in Quartz. Click here to view the original. © 2015. All rights reserved. Distributed by Tribune Content Agency.

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