×

Fornisci il consenso ai cookie

Internazionale usa i cookie per mostrare alcuni contenuti esterni e proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso, consulta questa pagina.

I due israeliani considerati traditori dal loro paese

Una manifestazione davanti al tribunale di Gerusalemme per chiedere la liberazione dell’attivista ebreo israeliano Ezra Nawi, il 18 gennaio 2016. (Ahamd Gharabli, Afp)

Al Muskobiyyeh (in arabo) è un famigerato centro di detenzione di Gerusalemme, che le famiglie palestinesi conoscono bene. Nella seconda metà dell’ottocento lo zar russo costruì in questa zona una chiesa, un monastero e alloggi per i pellegrini, ma ai tempi del mandato britannico gli edifici furono adibiti a prigione, tribunale e strutture di polizia.

Dieci giorni fa un gruppo di israeliani di sinistra si è riunito per protestare contro la detenzione prolungata di tre attivisti: gli ebrei israeliani Ezra Nawi e Guy Butavia, del gruppo anti-occupazione Taayush, e il palestinese Nasr Nawwajaa, originario di Susiya, un villaggio che Israele sta cercando di distruggere per la terza volta. Tutti e tre sono stati arrestati a causa di un servizio in tv, del tutto inattendibile, che ha usato immagini riprese di nascosto da un’associazione di coloni. I giudici hanno ordinato di rilasciare i tre, ma la polizia ha chiesto di poterli mantenere in custodia. Finalmente, all’inizio di questa settimana, i giudici ne hanno ottenuto il rilascio. A quanto pare, l’accusa di aver causato la morte di alcuni collaborazionisti palestinesi era completamente infondata.

Tuttavia Nawi e Butavia sono ancora agli arresti domiciliari. Tra i due israeliani e il palestinese c’è una differenza: i prigionieri palestinesi tornano in una comunità che li sostiene, all’interno della quale la lotta contro l’occupazione è un valore. Nawi e Butavia, invece, sono considerati traditori in Israele. La nostra protesta dimostra che le pressioni sociali non ci fermeranno.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questo articolo è stato pubblicato il 29 gennaio 2016 a pagina 18 di Internazionale, con il titolo “Tre persone innocenti”. Compra questo numero| Abbonati

pubblicità