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Scene di guerra a Kiev

Gli scontri davanti al parlamento di Kiev, il 31 agosto 2015. (Genya Savilov, Afp)

Gli attivisti del movimento ucraino Svoboda sono ultranazionalisti, russofobi, antisemiti, omofobi e chi più ne ha più ne metta. Anche se di recente hanno operato un cambiamento di facciata restano neonazisti violenti, dunque non sorprende che il 31 agosto a Kiev abbiano ucciso un poliziotto e ferito un centinaio di persone, tra cui diversi giornalisti.

Radunati in mattinata davanti al parlamento, hanno manifestato contro un progetto di legge che concede l’autonomia alle regioni di Lugansk e Donetsk, controllate dai separatisti filorussi. Quando hanno scoperto che il testo era stato approvato a larga maggioranza, i manifestanti si sono scatenati e uno di loro ha lanciato un ordigno esplosivo contro la polizia provocando la carneficina.

Il bilancio è pesante, ma queste scene non devono farci dimenticare che questo gruppo ha ottenuto appena il 4,7 per cento dei voti alle ultime legislative e non rappresenta l’Ucraina, diversamente da quanto sostengono la propaganda russa e gli amici occidentali di Vladimir Putin. In questo senso è significativo che Svoboda abbia attaccato la maggioranza parlamentare e le istituzioni ucraine.

In questo paese in guerra un morto si aggiunge alle 6.800 vittime dall’inizio di questa crisi, e la cosa peggiore è che gli accordi di Minsk firmati a febbraio hanno semplicemente ridotto l’intensità del conflitto.

Vladimir Putin non vuole un ritorno alla normalità perché si è spinto troppo oltre

Al momento non ci sono nuovi attacchi dei separatisti sostenuti da Mosca, ma al posto del cessate il fuoco abbiamo decine di incidenti, a volte anche cento al giorno, e il gruppo di lavoro creato per concretizzare gli accordi faticosamente strappati da Angela Merkel e François Hollande a Vladimir Putin è all’impasse.

Questo fenomeno ha due cause. La prima è che il presidente russo, anche se non non vuole conquistare altri territori in Ucraina, non fa nulla per calmare i separatisti e non impone il rispetto del cessate il fuoco. Vladimir Putin non vuole un ritorno alla normalità perché si è spinto troppo oltre, ma allo stesso tempo non vuole un peggioramento della situazione perché non è nelle condizioni di lanciarsi alla conquista dell’Ucraina senza assumersi enormi rischi e perché l’economia in crisi gli impedisce di farsi carico dell’Ucraina orientale.

Per il momento la Russia sembra aver scelto di alimentare un “conflitto a bassa intensità”. L’Ucraina, nel frattempo, non si decide a concedere una piena autonomia alle sue regioni orientali perché teme di di favorire la Russia. Prossimamente ci saranno nuovi incontri tra i leader di Francia, Germania, Russia e Ucraina, ma fino a quando l’Unione europea e Mosca non si dedicheranno alla ricerca di un accordo sulla sicurezza continentale, la situazione resterà bloccata.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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