Putin vuole un ruolo da protagonista nella pace in Siria
Oggi, Vladimir Putin parlerà della Siria davanti all’assemblea generale delle Nazioni Unite. Qualunque iniziativa diretta a fermare questa spaventosa carneficina va senza dubbio considerata positivamente. Inoltre Putin avrà anche un colloquio con Barack Obama, e questo è ancora più importante visto che i due leader non si parlavano da due anni. Ma a che cosa può portare tutto questo?
Quando si rivolge la domanda agli esperti del Cremlino, la loro prima risposta è che non bisogna aspettarsi troppo né bisogna aspettarselo troppo presto. “Non è possibile che un vertice del genere si riveli inutile. O che sia un fallimento. L’aviazione russa e statunitense interverranno nello stesso spazio aereo. Bisogna evitare qualunque incidente, che vi sia un coordinamento tra i nostri due paesi che lotteranno contro lo stesso nemico. Si tratta di un buon inizio, poi si vedrà”.
Putin non apprezza i governi di coalizione
Ma questo “si vedrà” la dice lunga, perché quello che colpisce di più a Mosca è l’estrema prudenza con la quale i dirigenti affrontano questa nuova fase della crisi siriana. Non sanno, e lo dicono apertamente, se sarà possibile rimettere insieme i pezzi di questo paese diviso e ripristinarne le frontiere internazionali.
Ignorano anche quali saranno le forze siriane che, una volta sconfitti i jihadisti, potrebbero mettersi d’accordo su una formula di transizione in grado di riportare la pace. Non sanno neanche, e questo li preoccupa molto, come la Russia potrebbe reagire se uno dei suoi uomini dovesse cadere nelle mani del gruppo Stato islamico ed essere ucciso.
Questa assenza di certezze rivela sicuramente molta saggezza, ma la questione è sapere se la Russia cercherà di salvare a tutti i costi Bashar al Assad o solo evitare la dissoluzione del suo stato. Su questo punto le risposte diventano più vaghe (”si vedrà”), ma un elemento della risposta è certo: Putin, dice un uomo che lo conosce bene, “non crede nei governi di coalizione, perché se funzionano male nei paesi più tranquilli, difficilmente potrebbero funzionare meglio nella devastazione siriana”.
Di conseguenza, la politica russa diventerà più chiara con il passare del tempo. Questo almeno è quello che si capisce a Mosca. Quello che invece è certo è che Putin si impegnerà a fondo in Siria e rimarrà un attore fondamentale sulla strada per la pace. Lo vuole perché teme le ripercussioni che un’eventuale vittoria del gruppo Stato islamico avrebbe nel Caucaso russo.
Lo vuole soprattutto perché vede lo smarrimento degli occidentali di fronte a questa crisi e l’occasione che rappresenta per la Russia di tornare in campo internazionale in una posizione di forza, mentre i problemi della sua economia si aggravano e mentre cerca il modo per uscire a testa alta dal ginepraio ucraino.
(Traduzione di Andrea De Ritis)