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Dopo il jet russo, la fine del conflitto siriano si allontana

Il villaggio di Talmenes, nella provincia siriana di Idlib, bombardato dalle forze leali al presidente Assad. (Khalil Ashawi, Reuters/Contrasto)

Non sappiamo cosa sia successo esattamente, ma è evidente che le conseguenze politiche del missile turco che il 24 novembre ha abbattuto un caccia russo perché avrebbe violato lo spazio aereo della Turchia alla frontiera con la Siria saranno estremamente gravi.

Turchia e Russia hanno immediatamente fornito alle grandi capitali – e alla Nato, di cui la Turchia fa parte – elementi a sostegno delle rispettive tesi. Le due versioni sono attualmente al vaglio. Per Mosca non c’è stata alcuna violazione dello spazio aereo turco, mentre per Ankara la violazione è stata palese e i piloti dell’aereo russo sono stati invitati a più riprese a cambiare la loro traiettoria se non volevano essere abbattuti.

Sono due versioni diametralmente opposte. Allo stato attuale possiamo sottolineare due aspetti. Il primo è che la Russia aveva violato lo spazio aereo della Turchia all’inizio delle operazioni in Siria e che da mesi ha l’abitudine di testare le difese dei paesi Nato avvicinandosi pericolosamente al loro spazio aereo. È possibile che la Turchia, irritata dalle operazioni russe contro i ribelli siriani della minoranza turkmena sostenuta da Ankara, abbia voluto reagire per affermare la sua sovranità e il suo appoggio ai ribelli?

Il peso dell’autonomia curda

È un’ipotesi plausibile e assolutamente difendibile, ma c’è un’altra pista che non possiamo escludere. La Turchia è preoccupata perché la road map approvata il 14 novembre dalla conferenza di Vienna sulla Siria, di cui Ankara è parte integrante, prevede un negoziato tra il regime e i ribelli per arrivare, tra le altre cose, a una federalizzazione del paese. In caso di successo della trattativa ciascuna comunità siriana avrebbe la sua regione, a partire dai curdi siriani. A quel punto l’autonomia del Kurdistan siriano si aggiungerebbe a quella del Kurdistan iracheno, e Ankara potrebbe logicamente temere che i curdi di Turchia traggano ispirazione minacciandone l’integrità territoriale.

In questo senso possiamo ipotizzare che la Turchia abbia voluto sabotare il riavvicinamento delle grandi potenze sulla questione siriana, rendendo impossibile qualsiasi grande coalizione contro i jihadisti dello Stato islamico (Is) per non dover accettare un compromesso sulla Siria contrario alla sua ragion di stato. Non è una teoria da escludere.

Qualunque sia la verità, la grande coalizione contro l’Is non ha più il vento in poppa e non possiamo immaginare che Turchia e Russia vi partecipino insieme. A questo punto è più probabile che si vada verso un semplice coordinamento militare tra gli occidentali e i russi contro l’Is. Questo lascerebbe aperta la questione siriana. Sarebbe meglio di niente, ma non sarebbe una soluzione a questa crisi senza fine.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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