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Nel dibattito tra i candidati all’Eliseo non si è parlato abbastanza di Europa

La candidata del Front national Marine Le Pen durante il dibattito per le presidenziali francesi a Aubervilliers, nella periferia di Parigi, il 20 marzo 2017. (Eliot Bolndet, Afp)

Non è stato un dibattito indegno, anzi. Però lascia un certo sapore da occasione mancata. Se questi candidati alla presidenza della repubblica francese avessero cominciato a discutere fin dall’inizio dello stato del mondo e dell’Europa anziché arrivarci solo alla fine, analizzando troppo rapidamente temi così importanti, avremmo capito meglio e prima cosa è possibile e cosa no, cosa c’è di credibile nelle loro dichiarazioni e cosa è inutile.

Prima di discutere di cosa faremo domani bisognava stabilire in quale contesto lo faremo, nell’Unione o nella disunione, nel protezionismo o nel libero scambio, con uno sforzo verso la difesa comune o un budget militare di cui la Francia sarebbe l’unica a sostenere lo sviluppo. Prima di averlo stabilito non possiamo parlare di cosa è fattibile all’interno delle frontiere, ma è esattamente ciò che è accaduto ieri.

Le accuse di Marine Le Pen
Le cose vanno così, ma ci sono stati comunque dei momenti importanti. François Fillon ha elencato le minacce che incombono sulla Francia e l’Europa, le incertezze statunitensi, il terrorismo islamico e la potenza economica della Cina, ma non ha speso nemmeno una parola su Vladimir Putin, l’uomo che è stato l’unico nell’Europa del dopoguerra ad annettere un territorio appartenente a un altro stato in cui, tra l’altro, finanzia un movimento secessionista armato.

Jean-Luc Mélenchon ha proposto di uscire dalla Nato, sottolineando che l’Alleanza atlantica non è più lo strumento di un dominio politico statunitense sull’Europa, che gli Stati Uniti stanno voltando le spalle al vecchio continente per rafforzare la loro presenza in Asia e che Trump non intende più finanziare questa alleanza su cui rivendica pagamenti arretrati da parte della Germania.

Poi è arrivato il terzo momento, altrettanto importante: Marine Le Pen ha dichiarato di non voler essere, se sarà eletta, la vicecancelliera di Angela Merkel.

Benoît Hamon, candidato socialista, ha chiesto l’aumento delle spese militari e di tenere la Francia al servizio della difesa europea

Questo significa insinuare che la Francia è sotto il dominio della Germania e dimenticare che, se così fosse, la Grecia sarebbe stata espulsa dall’eurozona (come avrebbe voluto fare Berlino che ha però incontrato l’opposizione della Francia) e che non ci sarebbe stato alcun intervento in Mali, nessuna Unione bancaria, nessun fondo europeo di solidarietà finanziaria e nessun accomodamento sui criteri di Maastricht da cui la Francia, a torto o a ragione ma al pari di altri paesi, si è allontanata da diversi anni.

Infine ci sono stati altri due momenti significativi. Prima di tutto la forza e la convinzione con cui Benoît Hamon, candidato socialista proveniente dalla sinistra, ha chiesto l’aumento delle spese militari e il mantenimento di tutte le capacità francesi al servizio di una difesa europea resa indispensabile dalla ritirata americana. E in secondo luogo l’affondo di François Fillon, che si è domandato ironicamente: “Sapete perché emerge la collera sociale in Germania?”. Nessuno sembra esserne accorto, ma effettivamente la rabbia dei tedeschi è talmente evidente che la sinistra potrebbe strappare la cancelleria ad Angela Merkel.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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