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Nelle elezioni francesi si decide il destino dell’euro

Fontaines-sur-Saône, vicino Lione, 30 aprile 2017. (Robert Pratta, Reuters/Contrasto)

Sarà probabilmente uno degli argomenti principali del loro dibattito di questa sera. Emmanuel Macron dirà perché vuole mantenere la moneta unica e accompagnarla in futuro a una politica economica comune fondata su un’armonizzazione dei regimi fiscali e dei sistemi di protezione sociale. Marine Le Pen spiegherà invece a quale ritmo, come e in cambio di cosa vuole uscire dall’euro. Ma da dove viene questa moneta unica?

Molti probabilmente lo hanno dimenticato, ma la sua nascita deve molto alla guerra nell’ex Jugoslavia. Il crollo dell’Unione Sovietica aveva provocato anche quello della Federazione jugoslava. Integrati un tempo nell’impero austroungarico e decisi a rompere con la Jugoslavia per unirsi alle comunità europee, gli sloveni si erano allontanati dalla Federazione già nell’autunno del 1989.

L’Austria li sosteneva di nascosto. Nel frattempo anche tra i croati era maturato lo spirito secessionista e ben presto cercarono di seguire l’esempio sloveno, mentre i serbi si opponevano a questo smembramento di uno stato federale di cui erano la spina dorsale. Così i Balcani si ritrovarono in guerra, una guerra civile che nessuno dei loro popoli avrebbe potuto immaginare sei mesi prima, una guerra di cui conosciamo gli orrori, una guerra durata più di dieci anni perché è terminata davvero solo nel 1999, con il bombardamento di Belgrado compiuto dalla Nato. Ma la storia non finisce qui.

L’accelerazione di Mitterrand e Kohl
Fin dai primi giorni, il conflitto jugoslavo ha messo a dura prova l’unità europea e l’intesa franco-tedesca, perché le alleanze di un tempo si erano rimescolate con la Francia vicina alla Serbia e la Germania vicina alla Croazia.

All’epoca il presidente francese e il cancelliere tedesco si chiamavano François Mitterrand e Helmut Kohl. Entrambi avevano vissuto la seconda guerra mondiale, conoscevano la storia e si rendevano conto del pericolo di un coinvolgimento che avrebbe potuto essere fatale, come nel 1914, per la pace del continente e decisero quindi di accelerare l’unificazione europea attraverso una moneta unica.

L’armonizzazione economica è lontana e l’unità europea è in pericolo

Non si trattava ovviamente di un’improvvisazione poiché il processo era già avviato. L’unificazione si doveva fare, ma i due capi di stato ne affrettarono il corso, pressati dalla storia che esce come un diavolo dalla sua scatola.

Questa accelerazione ha avuto importanti conseguenze sull’euro dato che l’Unione si è dotata di una moneta unica quando ancora ogni paese al suo interno manteneva la propria politica economica. Né Kohl né Mitterrand ignoravano il problema ma, di fronte all’urgenza, valutarono che l’economia avrebbe seguito la moneta, perché non poteva esserci moneta unica senza un’armonizzazione economica.

Oggi siamo sempre di fronte allo stesso problema, perché l’armonizzazione non è affatto facile e l’unità europea è in pericolo. La Francia, la Germania, l’Italia e il Benelux, i sei paesi fondatori, si sono messi d’accordo per far progredire l’Unione a ritmi diversi e permettere alle economie europee di armonizzarsi.

Questa è l’eredità che troverà il presidente francese che sarà eletto il 7 maggio, un’eredità che una dei due candidati vuole rifiutare e l’altro vuole sviluppare.

(Traduzione di Andrea De Ritis)

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