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Le relazioni tra Europa e Africa ripartono dalla Tunisia

Una manifestazione contro l’aumento del costo della vita a Tunisi, il 26 gennaio 2018. (Chedly Ben Ibrahim, NurPhoto via Getty Images)

Tra la Libia a est e il Marocco e l’Algeria a ovest, la Tunisia si distingue appena sulle mappe geografiche. Questo piccolo paese dove Emmanuel Macron inaugura il 31 gennaio una visita di due giorni è però fondamentale.

La Tunisia ha infatti dato il via alle rivolte arabe del 2011, è l’unico paese dove la dittatura non è tornata al potere e l’unico ad aver integrato l’islamismo nella democrazia grazie all’influenza dei suoi sindacati e alla mobilitazione delle donne, la cui condizione è la migliore del mondo arabo.

La Tunisia, infine, è l’unico paese in cui la libertà diffusa ha permesso, all’inizio di questo mese, l’espressione forte ma incanalata della collera sociale che coinvolge tutto il Maghreb e il Medio Oriente.

Un gesto necessario
A poche miglia nautiche dalle cose europee, l’eccezionale e meravigliosa Tunisia va aiutata e protetta, perché rappresenta un esempio da seguire e un raro motivo di speranza sull’altra sponda del Mediterraneo. È per questo che Macron annuncerà misure che garantiranno la solidarietà e l’amicizia della Francia nei confronti di Tunisi.

È una bella notizia, oltre che un gesto necessario se non indispensabile, perché il mondo non può rischiare che la Tunisia sprofondi nel caos spingendo l’opinione pubblica a pensare che l’islam e la libertà siano incompatibili. La questione, in ogni caso, non è limitata alla Tunisia. Anche senza voler parlare del Medio Oriente, dove le guerre imperversano un po’ ovunque, il Maghreb merita di essere accompagnato sulla via della crescita e dell’industrializzazione dall’Unione europea e soprattutto dalla Francia.

L’idea di un new deal con l’Africa comincia a farsi strada in Europa del sud e addirittura fino a Berlino

La manodopera a buon mercato che le industrie europee vorrebbero andare a cercare fino in Asia, è disponibile sull’altra sponda del Mediterraneo. È una manodopera qualificata e per di più parla francese.

La cultura, la storia e la geografia la rendono infinitamente più vicina all’Europa di quanto non lo sia quella asiatica. Inoltre una vera collaborazione con progetti comuni e un riposizionamento delle delocalizzazioni verso il Maghreb potrebbe provocare una riduzione del tasso di disoccupazione nella zona riducendo l’ondata migratoria, mentre l’aumento del potere d’acquisto favorirebbe le esportazioni e dunque la crescita europea.

Procedere per tappe
L’idea di un new deal con l’Africa comincia a farsi strada in Europa del sud e addirittura fino a Berlino. Presto l’Unione si accorgerà che buona parte del suo futuro si gioca su questo continente la cui esplosione demografica potrebbe trasformarlo – dipende da noi europei – nel più promettente alleato ma anche nel più preoccupante dei vicini. In ogni grande progetto, comunque, bisogna procedere per tappe.

La prima è l’appoggio alla Tunisia. La seconda sarà la creazione di una collaborazione con tutto il Maghreb, ed è esattamente quello che Macron dovrebbe fare prendendo esempio dalla valorosa Tunisia.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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