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La maledizione del faraone

La parata al Cairo, Egitto, 3 aprile 2021. (The Asahi Shimbun via Getty Images)

“Benvenuti nel paese della pace e della sicurezza nel cuore del Cairo, piazza Tahrir”, annuncia la presentatrice egiziana Jasmine Zaki, vestita con un lungo abito bianco perla d’ispirazione faraonica, dando il via a un evento degno delle più ricche produzioni cinematografiche egiziane: la parata dorata dei faraoni.

“L’attesissima parata dorata dei faraoni ha preso il via da piazza Tahrir al Cairo il 3 aprile, esattamente alle 18.30 ed è arrivata alle 20.30 come programmato davanti al Museo nazionale della civiltà egizia”, scrive con orgoglio il quotidiano di regime Al Ahram.

Tutti i giornali egiziani insistono sulla precisione e il successo della parata, “che tutto il mondo ci ha invidiato”. In effetti, con una scenografia che ricorda le storiche parate di Persepoli organizzate dallo scià di Persia poco prima della sua caduta, sono state scortate ventidue mummie dal vecchio museo egizio alla loro nuova dimora nel nuovo Museo della civiltà egizia che dovrebbe aprire del tutto entro aprile.

Le mummie di diciotto re e quattro regine dell’antico Egitto, a cominciare dal famosissimo Ramses II, sono state scortate in una sfilata militare e storica da gruppi di cavallerizzi, il tutto accompagnato da una colonna sonora imponente e da una regia che ha trasformato per due ore il centro caotico del Cairo in un set cinematografico patinato e luminoso.

La parata dorata dei faraoni


Le mummie, caricate su veicoli a forma di antiche barche dorate, erano state collocate in speciali scatole riempite di azoto per proteggerle dalle condizioni esterne. Le più importanti star del cinema e della musica egiziana hanno partecipato a questa parata in onore degli antichi sovrani, che avrebbero sicuramente trovato l’evento di loro gusto.

Turismo e politica
Ma la parata dorata dei faraoni è soprattutto indirizzata al pubblico internazionale nella speranza di rilanciare il turismo egiziano, una delle principali fonti di valuta estera del paese, sceso a livelli catastrofici in quest’ultimo anno. Secondo Ehab Abdel Aal, dell’Associazione del turismo culturale, i ricavi del turismo egiziano si aggirano intorno ai 16 miliardi di dollari all’anno. Nel 2020 però il paese ha registrato perdite per circa 12-13 miliardi. Era quindi importante dare prova all’estero “che il paese è sicuro e che si può tornare a visitarlo”.

La parata costituisce anche un’espressione di forza del regime di Abdel Fattah al Sisi, che s’iscrive in una lunga tradizione di leader egiziani che hanno sfruttato il “faraonismo” in un momento di crisi di legittimità: le difficoltà economiche e la potenziale guerra con l’Etiopia sulla questione dell’acqua del Nilo non potevano trovare miglior rimedio.

Nel suo libro Conflicted antiquities lo storico Elliott Colla ricorda quanto la nascita dell’egittologia – lo studio dell’Egitto antico – è stata fondamentale sia per gli egiziani moderni sia per gli europei nel novecento: “Se l’archeologia ha giocato un ruolo chiave nella formazione di un nuovo regime coloniale in Egitto, è stata usata ben presto anche dai nazionalisti egiziani, che hanno sfidato gli archeologi coloniali affermando di essere gli eredi diretti dei faraoni e, quindi, i legittimi proprietari e amministratori dei siti storici dell’antico Egitto”. In questa controversia, i nazionalisti egiziani hanno così inventato la cultura politica del “faraonismo”, la risposta egiziana all‘“egittomania” europea.

Il regime di Al Sisi intende anche passare un messaggio all’interno, rendendo omaggio all’esercito egiziano

Durante tutto il ventesimo secolo, i leader egiziani, da Gamal Abdel Nasser a Hosni Mubarak, hanno fatto del faraonismo uno degli strumenti culturali chiave a sostegno del loro potere laico, militare e autoritario per lottare, tra l’altro, contro l’opposizione dei Fratelli musulmani che intendevano invece insistere sull’identità islamica del paese.

Il regime di Al Sisi s’iscrive in questa logica storica che intende anche passare un messaggio all’interno, rendendo “omaggio all’esercito egiziano”: “Questa processione reale, nonostante la sua importanza come evento turistico storico, è anche un messaggio al mondo intero per mostrare la nobiltà dell’esercito egiziano nel passato e nel presente e confermare che la pace è sempre stata un obiettivo primario per tutti i governanti egiziani nonostante l’enorme potenza militare”, scrive il quotidiano egiziano Daily News.

Sui social network molti commenti positivi sullo stile neofaraonico degli invitati si sono incrociati con quelli che discutono la “maledizione del faraone”. Come ripercorre un video sul sito Akhbarak, dall’apertura della tomba di Tutankhamon nel 1922 cominciò la leggenda della “maledizione”: molti componenti della squadra morirono in modi misteriosi pochi giorni dopo l’apertura della tomba, e una ricca letteratura ha in seguito insistito sul fatto che chi disturba il riposo delle mummie sarà colpito dalla maledizione. Alcuni eventi nell’arco della settimana precedente allo spostamento delle mummie – l’inedito blocco del canale di Suez, un incidente di treno nella provincia di Sohag che ha causato la morte di 19 persone e 185 feriti, il crollo di un palazzo al Cairo – sono bastati a molti egiziani per confermare la superstizione, riporta al Masry Al Youm.

Nella rappresentazione e nella gestione dei simboli politici è impossibile, infine, non notare che d’ora in poi, al centro della piazza Tahrir, o piazza Libertà, simbolo della rivoluzione egiziana e della richiesta di democrazia del 2011, è stato aggiunto un obelisco egizio che domina lo spazio pubblico, simbolo di un nuovo potere faraonico.

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