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Sulle tracce dei ghiacciai

Il fotografo Fabiano Ventura sta documentando lo scioglimento di alcuni dei più importanti ghiacciai del mondo, confrontando le immagini di oggi con quelle realizzate un secolo fa. Compie spedizioni sui ghiacciai insieme a un comitato scientifico e riproduce fedelmente le foto fatte dagli esploratori tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento. Questo è il suo diario dalla Patagonia.

Altri 5 aggiornamenti

Viaggio sul ghiacciaio Exploradores, in Patagonia

La spedizione verso il ghiacciaio Exploradores, marzo-aprile 2016.

Ultima tappa del diario fotografico, in Argentina. Prima tappa, seconda tappa, terza tappa, quarta tappa.

Il 18 marzo partiamo da El Calafate, in Argentina, per raggiungere il team di ingegneri e geologi a Balmaceda, in Cile, per arrivare sul ghiacciaio Exploradores.
Il viaggio durerà più di 36 ore e useremo prima il bus, poi l’auto, poi la nave e ancora l’auto per finire a bordo di una jeep che noleggeremo.

Il 19 marzo, dopo aver percorso circa duecento chilometri sulla bellissima Carretera Austral, arriviamo a Puerto Río Tranquilo e contattiamo il Conaf per il rilascio dei permessi scientifici.

Il viaggio nella jeep, marzo-aprile 2016.

Le attività previste dalla spedizione sono molte: i glaciologi del dipartimento di scienze della terra dell’Università degli Studi di Milano vogliono determinare la velocità superficiale e i tassi di fusione del ghiacciaio Exploradores; l’attività fotogrammetrica e geomatica che abbiamo previsto con gli ingegneri del dipartimento di ingegneria civile, edile e ambientale dell’Università di Roma Sapienza avranno lo scopo di realizzare un modello in 3d della fronte del ghiacciaio attraverso vari transetti fotografici georeferenziati e una postproduzione con software specifici.

Il ghiacciaio Exploradores, marzo-aprile 2016.

Al primo sopralluogo il ghiacciaio sembra molto esteso e le sue morene terminali molto pericolose, anche a causa della fitta vegetazione. Il terzo giorno posizioniamo la stazione gps e facciamo i primi test, che risultano complicati per via del segnale non sempre presente. I giorni successivi scaviamo dei tunnel tra gli alberi e arrivati alla base della morena centrale, pieni di tagli e lividi, capisco che è meglio salire solo fino alla metà del pendio.

Tra la fitta vegetazione delle morene terminali, marzo-aprile 2016.

Dopo una settimana di lavoro sul campo, Andrea Nascetti e Martina Di Rita hanno la prima bozza del modello in 3d. Vederla è veramente emozionante. Penso subito alla possibilità di usarla per una video installazione interattiva con cui mostrare agli studenti il ghiacciaio in movimento e spiegare l’importanza del suo monitoraggio per lo studio delle variazioni climatiche.

Fabiano Ventura con Andrea Nascetti e Martina Di Rita dell’Università di Roma Sapienza che hanno lavorato al progetto del ghiacciaio in 3d.

Gli ultimi giorni mi dedico al lavoro dei glaciologi e li seguo per verificare l’ablazione superficiale del ghiacciaio. E poi per misurare il potere riflettente del ghiacciaio in funzione della quantità di detrito superficiale che lo ricopre. Per alcune ore seguo anche il lavoro di Andrea Tamburini che con il laser scanner sta realizzando un modello 3d del ghiacciaio da confrontare con alcuni modelli realizzati nel 2012 e quello realizzato da noi.

Il lavoro dei glaciologi, marzo-aprile 2016.

Per terminare la spedizione ci riuniamo tutti nell’hotel El Puesto per capire il lavoro da fare una volta tornati in Italia. Il bilancio è più che positivo, e anche il clima che ci ha accompagnato è stato splendido.


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