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L’estrema destra conquista il parlamento israeliano

Itamar Ben-Gvir, leader di Potere ebraico, tra i suoi sostenitori, a Gerusalemme, il 22 marzo 2021. (Menahem Kahana, Afp)

Una coalizione che in Europa sarebbe stata considerata neonazista è appena riuscita a entrare nella knesset, il parlamento israeliano. Non c’è altro modo per descrivere l’alleanza tra i partiti di estrema destra HaTzionut HaDatit (Sionismo religioso), Otzma yehudit (Potere ebraico) e Noam. Xenofobia, omofobia e nazionalismo, uniti a fondamentalismo religioso e violenza: come definirla altrimenti? Nessun paese dell’Europa occidentale avrebbe avuto il coraggio di formare un governo con un partito simile. In Europa questo fascismo sarebbe inaccettabile. In Israele sta per entrare a far parte del prossimo governo.

Ma non è questa la notizia peggiore della notte elettorale del 23 marzo. Il vero problema è che la destra, come al solito, ha trionfato. Tutti parlano del risultato del Likud, il partito di Benjamin Netanyahu, ma la vera vincitrice è la destra israeliana. Ancora una volta ha stracciato tutti: più di settanta deputati della prossima legislatura saranno orgogliosi rappresentanti della sua ala dura e spietata. Una maggioranza più salda di qualunque possibile coalizione.

Il fatto che qualcuno anche a destra disprezzi Netanyahu non lo rende meno di destra. Prima e dopo l’attuale primo ministro, queste persone rappresentano un Israele violento, arrogante e isolato che ignora il resto del mondo. Anche nel campo contrapposto ci sono persone di destra che si fingono centriste, ma anche escludendole dal conteggio la maggior parte del parlamento è schierato da quella parte. Tra la confusione e i calcoli sui blocchi che potevano essere contro o a favore di Netanyahu si è perso di vista il fatto che Israele si è dimostrato ancora una volta un paese di destra. L’ingresso di Sionismo religioso e degli altri partiti della lista in parlamento e l’identità dei suoi membri stanno causando un polverone nel campo degli sconfitti, ma è un atteggiamento falso e ipocrita. È un bene che l’opposizione si stia svegliando, ma come al solito lo fa troppo tardi. Certo, pensare a persone come Itamar Ben-Gvir, leader di Potere ebraico, e Orit Strock, del partito sionista Casa ebraica, all’interno della knesset è terrificante. Ma è facile attribuire solo a loro quello che molti altri, considerati molto meno sgradevoli, in realtà pensano, dicono e fanno.

Nessuno rimane sconvolto quando Israele tiene due milioni e mezzo di persone nella prigione di Gaza in condizioni orribili

Ben-Gvir dice cose che molti israeliani pensano, anche se non hanno votato per lui. Il governo e l’esercito stanno già realizzando molti degli obiettivi del partito più nazionalista della ventiquattresima legislatura. Perciò l’ingresso in parlamento di Sionismo religioso non è necessariamente una cattiva notizia. Perché renderà evidenti nella loro forma più cruda le intenzioni nascoste, e forse risveglierà finalmente l’opposizione. È facile essere inorriditi da un razzista come Ben-Gvir, condannato per istigazione alla violenza, ma lui non ha più bisogno di spaventare nessuno. Quello che fa davvero paura è che Israele già da un bel po’ di tempo sta mettendo in pratica le sue idee politiche. Perciò è un ipocrita chi inorridisce per la sua elezione ma non ha battuto ciglio quando l’esercito israeliano sparava in testa ai manifestanti disarmati, com’è successo il 19 marzo.

Nessuno rimane sconvolto quando ogni settimana i soldati fanno irruzione nelle case dei palestinesi e trascinano via le persone dal loro letto; quando ogni giorno i coloni usurpano altre terre e aggrediscono i contadini con catene, quad, droni e armi e nessuno li incrimina; né quando Israele tiene due milioni e mezzo di persone nella prigione di Gaza in condizioni orribili.

Ora i sostenitori di tutte queste atrocità saranno in parlamento. È un bene che l’aula possa ascoltare quel che hanno da dire, e che il mondo possa sentire. Non è da queste elezioni che hanno ottenuto legittimità: gli è stata data tempo fa da una maggioranza di israeliani che li approva tacitamente. Sarà alquanto spiacevole sentir discutere in parlamento di “trasferimenti” (cioè della cacciata dalle loro case) dei palestinesi, ma è questo che lo stato fa già nella valle del Giordano, a Silwan e nel sud delle colline di Hebron.

È un bene che la lettera ebraica tet, la prima della parola “trasferimenti” e simbolo del partito Sionismo religioso, prenda posto nella knesset accanto alla foto del padre del sionismo Theodor Herzl. È proprio questo che lo stato da lui immaginato ha fatto fin dal 1948, a volte lontano da sguardi indiscreti.

(Traduzione di Francesco De Lellis)

Da sapere
I risultati del voto
  • Il 23 marzo 2021 si sono tenute le quarte elezioni in due anni per eleggere i membri della knesset, il parlamento israeliano.
  • L’affluenza è stata del 67,44 per cento, la più bassa dal 2009.
  • Il Likud, il partito di destra del primo ministro Benjamin Netanyahu, e i suoi alleati hanno ottenuto in tutto 52 seggi in parlamento, mentre le formazioni che si oppongono a lui ne hanno raccolti 57.
  • Nessuno dei due blocchi ha quindi raggiunto i 61 seggi necessari per avere la maggioranza.
  • Il 5 aprile cominceranno le consultazioni ed entro due giorni il presidente Reuven Rivlin assegnerà a uno dei candidati il mandato per cercare di formare un nuovo governo. Si teme che lo stallo porti a una quinta elezione.
  • Netanyahu, per assicurarsi la vittoria, aveva puntato sulla massiccia campagna di vaccinazione contro il covid-19 condotta dalla sua amministrazione. Tuttavia, la popolarità del primo ministro deve fare i conti con le accuse di corruzione, frode e abuso d’ufficio, per cui è sotto processo dal 2019.

Questo articolo è uscito sul numero 1403 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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