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Le tre regole dell’incertezza

Siddhartha Mukherjee, Le regole della cura. La medicina è un racconto
Rizzoli, 150 pagine, 16 euro

Qualche anno fa Siddhartha Mukherjee, nell’Imperatore del male, raccontò la storia della ricerca sul cancro facendo capire quanto fosse lontana una cura definitiva della malattia. In questo testo più breve amplia la prospettiva e prova a spiegare perché la medicina è una scienza strutturalmente incerta e perché, nonostante i progressi tecnologici e la crescita esponenziale del numero di informazioni sulla salute delle persone, non disponiamo ancora di sistemi capaci di sostituire le decisioni umane in campo terapeutico.

L’ultima decisione deve spettare sempre a un medico, e non può essere affidata a un algoritmo per almeno tre ragioni che Mukherjee illustra con esempi tratti dalla sua esperienza di medico e dalla storia della scienza.

Primo, l’intuizione e l’esperienza di un medico sono indispensabili per poter interpretare nel modo più giusto il risultato di un’analisi. In secondo luogo, le anomalie che tendono a contraddire le regole sono fondamentali per mettere a punto e migliorare un modello terapeutico. Infine, ogni risultato sperimentale, per quanto esatto, è anche il frutto di una scelta parziale e dunque può rivelarsi incapace di spiegare tutto. Insomma, dietro c’è sempre una decisione umana ed è per questo che è un essere umano a doverne controllare l’applicazione.

Questa rubrica è stata pubblicata il 25 novembre 2016 a pagina 94 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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