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La disuguaglianza della politica

Julia Cagé
Il prezzo della democrazia
Baldini & Castoldi, 592 pagine, 22 euro

Già Machiavelli pensava che i ricchi fossero il più grande pericolo per la democrazia perché potevano condizionare un sistema pensato per il bene di tutti. In questo libro documentato e militante l’economista Julia Cagé conferma questa intuizione. In Francia come in Italia, in Spagna come nel Regno Unito e negli Stati Uniti, chi ha più soldi a disposizione per finanziare campagne elettorali e partiti riesce a far eleggere i suoi rappresentanti e a ottenerne vantaggi diretti.

Questa tendenza si è aggravata negli ultimi decenni a causa della diminuzione (o come in Italia, addirittura del divieto) di un finanziamento pubblico necessariamente regolato, e del conseguente aumento di quello privato e selvaggio. Da qui: crisi dei partiti, aumento dell’astensione, involuzione della politica.

Come tornare indietro? Cagé avanza tre proposte: introdurre un sistema per il quale ogni cittadino al momento di dichiarare i suoi redditi decida a chi versare una contribuzione fissa uguale (sette euro per tutti, non come il 2 per mille che avvantaggia i più ricchi); limitare drasticamente (200 euro a persona) le contribuzioni dei privati e, infine, riservare con una sorta di affirmative action una parte dei seggi del parlamento a rappresentanti delle classi popolari. Con questa terza proposta la questione del costo della politica viene giustamente ricondotta a quella più ampia delle disuguaglianze.

Questo articolo è uscito sul numero 1380 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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