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La città interiore è un crocevia di storie

Mauro Covacich, La città interiore
La nave di Teseo, 234 pagine, 17 euro

Nato a Trieste nel 1965, con un cognome slavo che originariamente doveva avere una k al posto della c iniziale, Mauro Covacich ha scritto buoni romanzi che sanno guardare al presente e si è molto occupato della sua città e dei dintorni, del suo contesto storico sociale culturale così complesso e affascinante, dedicando molta attenzione a due scrittori, Pier Antonio Quarantotti Gambini e Fulvio Tomizza, che molti lettori hanno potuto apprezzare proprio grazie a lui.

Qui Covacich racconta della sua famiglia e della sua città, evocandone gli anni dal dopoguerra fino a oggi e con qualche salto all’indietro. Incontriamo Freud e Svevo, Joyce e Saba, il musicista Bibalo e il poeta Ivan Goran (un Kovačić) cantato da Éluard, su fino a Magris e a un imprevisto Coetzee, però milanese. Ma l’autore evoca qualcosa di più che il loro rapporto con la città di Trieste, e la sua non è una saga familiare, per quanto interessante per la vivacità dei ritratti e delle vicende. Ad attrarre è il confronto con una cultura e una storia, una cultura determinata da una storia, una storia che è stata e continua a essere un incrocio stupefacente e drammatico di culture. Si impara assai da questo affresco, un viaggio nel tempo su cui tutti i lettori avrebbero di che riflettere se si considerassero davvero italiani.

Questa rubrica è stata pubblicata il 3 febbraio 2017 a pagina 74 di Internazionale, con il titolo “Trieste crocevia di storie”. Compra questo numero| Abbonati

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