×

Fornisci il consenso ai cookie

Internazionale usa i cookie per mostrare alcuni contenuti esterni e proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso, consulta questa pagina.

Il Partito democratico ha vinto le elezioni in cinque regioni su sette

Il partito del premier Matteo Renzi ha mantenuto con difficoltà l’Umbria e ha conquistato la Campania. Il forzista Giovanni Toti ha vinto in Liguria e il leghista Luca Zaia ha mantenuto il Veneto. L’affluenza si è fermata al 52,2 per cento

Altri 16 aggiornamenti

Il silenzio di Matteo Renzi sul risultato delle regionali

Domenica 31 maggio si era fatto fotografare in maniche di camicia mentre giocava alla Playstation nella sede del Partito democratico. Visibilmente poco stressato, “troppo cool”, anche se i risultati delle elezioni regionali costituiscono un segnale d’allarme: una regione persa (la Liguria), una guadagnata (la Campania), ma soprattutto un magro 23,7 per cento dei voti complessivi. L’indomani, senza aver detto una parola, il presidente del consiglio è ricomparso in Afghanistan in tuta mimetica, alla vigilia della festa nazionale del 2 giugno.

“Adolescente” o capo militare: Matteo Renzi sembra in bilico tra questi due ruoli. E soprattutto sembra voler evitare di dare spiegazioni. Come interpreta il forte astensionismo, che ha colpito anche un feudo della sinistra come la Toscana? Perché non è riuscito a impedire una candidatura dissidente in Liguria? Costringerà il vincitore delle elezioni in Campania a dimettersi perché è stato dichiarato “impresentabile” dalla commissione parlamentare antimafia? Non ha avuto torto a snobbare i sindacati come la Cgil, i cui iscritti hanno finito per ingrossare le fila degli astenuti o del Movimento 5 stelle? La sinistra radicale riuscirà a organizzarsi per smorzare il suo programma di riforme?

Nell’attesa di eventuali risposte a queste domande, i due partiti considerati vincitori dei sette scrutini regionali ostentano sicurezza. La Lega nord (xenofoba ed euroscettica) diventata la prima forza della destra superando Forza Italia, e il movimento di Beppe Grillo che, con quasi il venti per cento dei voti, si stabilizza a livello nazionale, vogliono entrambi arrivare presto al confronto, se possibile prima del 2018.

“Lasciate Renzi a me”, dice Matteo Salvini. “No, lasciatelo a noi”, ribatte Luigi De Maio. Tutti sono convinti che il premier è indebolito e che è il momento di presentarsi come forza alternativa. Ma per scontrarsi con il presidente del consiglio dovranno attendere che Renzi torni sul suo terreno preferito e che lasci perdere il joystick e la tuta mimetica.

pubblicità