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Il partito di Benjamin Netanyahu ha vinto le elezioni in Israele

Il Likud, il partito di destra del premier Benjamin Netanyahu, ha vinto le elezioni israeliane. Con il 99 per cento dei voti scrutinati, il Likud ha raccolto 29 seggi, contro i 24 seggi del partito di centrosinistra Unione sionista, una lista congiunta composta dal Partito laburista e da Hatnuah

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Al voto, al voto

Convinti. Anzi no: determinati. Pronti a fare di tutto per cambiare aria, governo, primo ministro e soprattutto il modo di pensare.

È Victory 15 (V15), un nuovo movimento israeliano creato da un gruppo di giovani ma rivolto a tutti gli elettori. In meno di due mesi da un semplice status su Facebook, pubblicato da uno studente universitario di 22 anni, è diventato una campagna virale antigovernativa di dimensioni incredibili.

“Una nuova energia che, diretta verso gli obiettivi giusti, potrebbe creare una vera differenza”, ha detto Yigal Diskin, ex capo dello Shin bet, l’agenzia d’intelligence israeliana.

Decine di migliaia di ragazzi volontari, diretti da Jeremy Bird, ex responsabile della campagna presidenziale di Barack Obama, uniti dallo stesso obiettivo: portare un vero cambiamento, armati di infinite modalità. Lontano dai tradizionali comizi e dagli sterili dibattiti politici, i giovani di V15 non vogliono offrire un’alternativa politica, ma solo ricordare che esistono.

A poche ore dalle elezioni del 17 marzo lavorano porta a porta e puntano a coinvolgere da un minimo di 150mila fino a un milione di famiglie israeliane, chiedendo per ora solo adesione e disponibilità nel diffondere il loro vangelo elettorale.

Una versione bianca e blu di “Yes we can” sostenuto da nomi della finanza statunitense come S. Daniel Abraham e Daniel Lubetsky, fondatore del movimento internazionale One voice movement, nato per diffondere la voce moderata di israeliani e palestinesi.

Fino a oggi i vari tentativi – fatti prevalentemente dal partito di destra Likud – di scovare la “pistola fumante”, ovvero il legame tra il V15 e i partiti di sinistra, sono miserabilmente falliti.

Empatia ed entusiasmo sia in piazza sia sui social network, è questa la ricetta della neopolitica. Giovane, fresca, diversa. “Un governo senza Bibi (Netanyahu): immagina! Puoi!”.

I video diventati virali in poco tempo, non smettono di girare sulla rete anche a poche ore dalle elezioni. In alcuni, si possono trovare riferimenti chiari contro il premier israeliano: in Arrivederci e grazie, proprio grazie a un semplice segno fatto sulla scheda nella cabina elettorale si chiude la porta dietro Netanyahu e la moglie, che si vedono con una valigia in mano fuori della loro residenza.


״Se non funziona, basta cambiare!”, afferma un altro video in cui di nuovo con un semplice gesto la vita smette di sembrare un film dell’orrore.

A poche ore dalle elezioni, i sondaggi come al solito non sono per niente chiari. E se nella fase preelettorale vale sempre la regola “mi pensano ergo sum”, Netanyahu dovrebbe essere contento di portare a casa un nuovo record di 84mila followers. Tuttavia, secondo le agenzie di comunicazione israeliane, circa il 43 per cento di questi non sono a suo favore, anzi.

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