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Nelle scuole francesi le lingue regionali restano nella palude

Nemmeno i cavalli di Camarga, celebri perché capaci di muoversi nelle paludi e di guidare mandrie di tori, nemmeno loro ce l’hanno fatta a prevalere sulle furbizie procedurali dei conservatori in maggioranza nel senato francese. A fine ottobre si sono svolte in tutta la Francia manifestazioni a sostegno della legge governativa che prevede finalmente la ratifica della Carta europea delle lingue regionali.

Varata nel 1992, riconosciuta dalla maggioranza degli stati europei, è stata firmata ma non ratificata da Russia, Italia e Francia, qui per aperte resistenze. Ad Arles, a fine ottobre, i cavalli di Camarga hanno accompagnato un corteo di migliaia di persone che, con gli amministratori locali e i candidati alle elezioni regionali, hanno sfilato a sostegno della legge. Il governo Hollande, ottenuta in gennaio l’approvazione della camera dei deputati, ha potuto portare la legge al senato. Qui il 27 ottobre l’opposizione conservatrice ha scovato un cavillo procedurale per bloccare la discussione in aula e la votazione. La legge è finita in una palude ben più infida di quelle della Camarga.

Esperienze internazionali dicono quanto è importante che i bambini si avviino verso la conquista delle lingue nazionali e dei linguaggi scientifici senza essere costretti a rimuovere le loro reali parlate materne. Ma alcuni stati centralistici non ne vogliono sapere. Per loro è una terribile minaccia che bambini e bambine sappiano parlare una lingua locale.

Questa rubrica è stata pubblicata il 13 novembre 2015 a pagina 101 di Internazionale, con il titolo “Lingue minori nella palude”. Compra questo numero| Abbonati

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