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Il caso Volkswagen nell’era dei software bugiardi

Uno stabilimento della Volkswagen a Wolfsburg, in Germania, il 23 settembre 2015. (Julian Stratenschulte, Ap/Ansa)

Negli ultimi sei anni, la Volkswagen ha usato uno slogan falso, scrive il New York Times. La società tedesca prometteva un’auto diesel pulita e potente, in regola con le norme sui gas di scarico. Ma le auto non erano così pulite. Durante i test, fornivano dati falsi grazie a un software che limitava le emissioni inquinanti solo per la durata delle analisi in laboratorio. Il programma riusciva probabilmente a capire dai movimenti del volante e dall’uso dell’acceleratore se l’auto era sottoposta a un test e in questo caso limitava le emissioni dei gas di scarico a scapito della performance. Sulla strada, in condizioni reali, i veicoli miglioravano le loro prestazioni ma emettevano livelli di ossidi di azoto fino a 40 volte più alti.

Come ha calcolato il Guardian, se le 482mila auto richiamate dal gruppo Volkswagen hanno percorso la media dei chilometri percorsi in un anno da un veicolo negli Stati Uniti, hanno riversato nell’atmosfera tra le 10.392 e le 41.571 tonnellate di gas tossico, invece delle previste 1.039 tonnellate annuali. La società, continua il Guardian, ha ammesso che il software potrebbe essere presente in undici milioni di veicoli venduti in paesi di tutto il mondo, per una quota aggiuntiva di emissioni tra 237.161 e 948.691 tonnellate di ossidi di azoto l’anno.

“In un mondo dove più e più oggetti sono controllati da programmi informatici, dobbiamo avere modi migliori per individuare gli imbroglioni”, scrive il New York Times. Secondo il giornale, le persone sono giustamente preoccupate dagli hackers e dai furti di dati, ma trascurano il potere ceduto ai software che gestiscono i veicoli, gli apparecchi e il regno chiamato “l’internet delle cose”.

La frode in commercio non è nuova, per questo esistono i controlli. Secondo il quotidiano statunitense, se non si estenderanno i controlli agli oggetti migliorati dai computer, soprattutto quando il software è proprietario e quindi completamente controllato dall’azienda che ha forti interessi a esagerare la performance e a nascondere i difetti, “Volkswagen non sarà né il primo né l’ultimo scandalo dell’internet delle cose che imbrogliano”.

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