19 marzo 2013 15:16

A gennaio sono andato a Kansas City, nel Kansas, per parlare con le persone che stanno usando Google Fiber, il progetto lanciato da Google per fornire a una grande città statunitense una connessione via cavo da un gigabit. Si tratta di una velocità cento volte superiore a quella della banda larga casalinga media negli Stati Uniti. E non costa molto.

Google offre internet a 70 dollari al mese, e la tv inclusa a 120 dollari. Dà una connessione gratuita di tutto rispetto, da 5 megabit al secondo, a chiunque paghi una tantum la somma di 300 dollari per l’installazione (in confronto, a Chattanooga, nel Tennessee, dove il fornitore locale di energia elettrica ha appena lanciato un servizio di connessione in gigabit, l’opzione più veloce costa 299 dollari al mese).

Tutte le persone con cui ho parlato a Kansas City (funzionari pubblici, imprenditori, fondatori di start up e comuni cittadini) erano esaltate dalla rete superveloce che Google ha concesso alla città. Ma come ho già scritto, c’è solo un problema: nessuno sa che cosa farsene di una banda larga da un gigabit.

Perfino le idee più ambiziose non usano nemmeno lontanamente tutta quella banda. Non c’è niente di cui stupirsi, dato che fornire una connessione economica da un gigabit a qualche centinaio di migliaia di abitanti di una sola città, per quanto fantastico per i cittadini, non è molto utile su vasta scala. Perché la connessione superveloce possa mantenere le sue promesse di stimolo economico, bisognerà che molti programmatori sviluppino applicazioni che necessitano di una connettività enorme. Questo succederà solo quando una massa critica, consistente almeno in qualche milione di persone, avrà accesso a una connessione in gigabit. Quando questa massa critica sarà raggiunta, i vantaggi per Google saranno enormi.

Gli studi svolti dal motore di ricerca (e da altre aziende attive in rete) dimostrano che quando si offre un accesso più veloce a internet gli utenti usano più spesso il servizio. E quando l’uso di internet aumenta, Google guadagna di più. Alcuni dei prodotti più importanti dell’azienda (YouTube, Android, gli Hangouts di Google+) possono esistere solo perché il mondo è passato dalla connessione con i vecchi modem alla banda larga.

In futuro la ricchezza di Google dipenderà probabilmente dalla prossima grande transizione, quella dalla banda larga a 5 megabit per secondo (la media statunitense) alla connessione da un gigabit. Però la vasta diffusione di questo servizio non è scontata. Come ho già scritto, in confronto a quella di molti paesi sviluppati, negli Stati Uniti la connettività è più lenta, più costosa e meno capillare. Mentre la velocità dei microprocessori è aumentata e i costi di archiviazione si sono ridotti, la banda larga non è migliorata a un ritmo costante e affidabile.

Come tutte le attività di Google, dunque, anche il progetto attuato a Kansas City ha senso solo se si pensa in grande e lo si considera il primo passo di un percorso che rivoluzionerà la connettività statunitense. Quindi la prima domanda da porsi su Google Fiber è: come può l’iniziativa di Kansas City innescare una vasta trasformazione della banda larga nel paese? L’azienda non ne parla.

Il modello Chrome

Tornato da Kansas City, sono andato alla sede centrale di Google per fare una chiacchierata con Kevin Lo, il direttore generale di Google Access, il settore che si occupa di Fiber. Kevin Lo ha parlato a lungo dei motivi per cui l’azienda ha scelto Kansas City fra più di mille città per il lancio di Fiber e delle ragioni che l’hanno spinta a offrire una connessione a un gigabit. Il dirigente ha anche fatto qualche ipotesi sul modo in cui gli utenti useranno la connessione di Fiber quando il servizio sarà accessibile in tutta la città, sia dalla parte del Missouri sia da quella del Kansas (Google ha annunciato che la fase iniziale del progetto sarà portata a termine entro il prossimo autunno).

Ma quella a cui Kevin Lo ha esitato a rispondere è stata proprio la domanda fondamentale: in che modo Google trasformerà Fiber in un grosso affare? D’altra parte è facile immaginare quale sia la strada che Google vuole imboccare per passare da Kansas City al resto del paese. Il primo approccio è diretto: se la connessione da un gigabit di Kansas City riceverà una buona risposta e si rivelerà redditizia per Google, l’azienda potrebbe decidere di lanciare il servizio in altre città degli Stati Uniti.

Dal momento che la prima volta tanti comuni si sono candidati a ospitare il progetto (promettendo in molti casi di agevolare le procedure burocratiche locali e di dare a Google il via libera per l’installazione della sua infrastruttura) l’azienda non avrebbe difficoltà ad aprire bottega in una seconda città e via di seguito.

C’è un altro approccio, più indiretto. Chiamiamolo il modello Chrome. Quando nel 2008 Google ha lanciato il suo browser veloce, lo ha fatto con due scopi. Il primo era quello di far adottare Chrome agli utenti. Il browser è infatti profondamente integrato con i servizi di Google, quindi per l’azienda chi usa Chrome è molto più prezioso degli utenti di altre applicazioni.

Ma Google non voleva solo creare un browser migliore: il suo obiettivo era anche alimentare la competizione nel mercato dei browser in modo da costringere gli altri produttori a migliorare i loro programmi. Prima che Chrome venisse messo in circolazione, il settore dei browser era stato dominato per anni da Internet Explorer della Microsoft, seguito a distanza da Firefox. Ma né Explore né Firefox offrivano quel che serviva a Google: la rapidità e un ritmo di innovazione velocissimo e costante.

Nel lanciare un browser più veloce, Google sperava che la Microsoft e Firefox si trovassero costretti a velocizzare le loro applicazioni per non perdere terreno. Qualunque fosse stato il prodotto vincente, la maggior rapidità dei browser avrebbe rappresentato un vantaggio per Google. Ed è esattamente quello che è successo. Chrome ha innescato una nuova fase di innovazione nei browser e oggi tutti i produttori esaltano la rapidità del loro software. Ho chiesto a Lo se questo era il modello immaginato da Google per Fiber.

Come nel settore dei browser di un tempo, anche nel mercato delle telecomunicazioni manca la competizione: in quasi tutti gli Stati Uniti ci sono solo un paio di aziende che offrono la banda larga, quindi queste imprese non sono molto incentivate a velocizzare la connessione o a ridurre i prezzi. Fiber è un tentativo di correggere questa distorsione, di costringere i concorrenti nel ramo delle telecomunicazioni a offrire una connessione più economica e veloce per tener testa alla competizione di Google?

Kevin Lo ha demolito la mia spiegazione. “Direi senza mezzi termini che la risposta è no”, ha replicato. “Non è questo l’obiettivo”. Poi ha aggiunto che anche se Google si augura un aumento della competizione nel settore della banda larga, questo non è lo scopo principale di Fiber. “Stiamo cercando di fornire un servizio eccellente ai nostri utenti di Kansas City”, ha detto. Mentre tentavo di convincerlo in vari modi a commentare il quadro generale, ha ripetuto lo stesso mantra a più riprese, e non ha voluto discutere della possibilità che Fiber sia installato anche in altre città.

Servizi sperimentali

Questa calcolata vaghezza potrebbe essere solo un modo di mantenere il riserbo riguardo agli scopi di Google, ma potrebbe anche significare che Google non ha ancora piani chiari per Fiber. Che è troppo presto per decidere se estendere il progetto ad altre città. Kevin Lo ha precisato che per ora gli obiettivi di Google sono piuttosto lineari: l’azienda si aspetta di trarre profitto da Fiber a Kansas City.

“Bisogna avere un modello di business sostenibile se si vuole restare in attività nel lungo periodo, ed è questa la nostra intenzione. Abbiamo un modello che ci sembra molto sensato”, ha spiegato il dirigente, senza specificare in che modo l’azienda potrà fare profitto dall’offerta di una connessione formidabile a prezzo ridotto, ma anche in questo caso il modello Chrome si rivela utile. Chi accederà a internet tramite Google userà probabilmente molti servizi di Google, producendo un notevole utile per l’azienda e andando a coprire i costi di cablatura di Fiber. Inoltre Google pensa che Kansas City possa fare da banco di prova per nuovi servizi che hanno bisogno di una connessione veloce. “Diversi capi progetto di Google hanno prodotti che vorrebbero lanciare ma non possono farlo, perché gli utenti comuni non li potrebbero usare”, ha detto Lo.

Il dirigente non è potuto scendere nei dettagli, ma mi ha fatto capire che presto vedremo alcuni di questi servizi in versione sperimentale per gli utenti di Fiber. Non si tratterà solo di prodotti Google: “Dopo il lancio del progetto a Kansas City cinque amministratori delegati di aziende molto importanti mi hanno telefonato per capire quale fosse la nostra posizione”, ha raccontato Lo. “Erano tutti interessati a usufruire della nostra rete per mettere alla prova alcuni servizi. E qui emerge la questione fondamentale della massa critica: quel che stiamo cercando di fare a Kansas City è in realtà un esperimento per capire che cosa succede quando molte persone usano questi servizi”.

Google non ha mai rivelato la quantità di denaro sborsato per installare i cavi in fibra ottica a Kansas City. Invece di noleggiare cavi preesistenti, l’azienda ha costruito una rete autonoma in tutta la città e quindi è probabile che la spesa sia stata alta, almeno cinquanta milioni di dollari e forse molto di più. Ma dal punto di vista di Google non è un investimento eccessivo, soprattutto perché è praticamente impossibile che Fiber vada in perdita.

Anche se il progetto non produrrà un vasto miglioramento della connettività statunitense, e anche se Google non trarrà facili guadagni dalla cablatura di Kansas City, l’azienda creerà comunque una piccola oasi di connessione a banda larga dove potrà mettere a punto i prodotti del futuro. Per un’azienda che dipende dalle previsioni di lungo periodo, scoprire quale sarà la reazione alle reti superveloci potrebbe già bastare come risultato. “È un progetto a lungo termine”, ha detto Lo. “Non si tratta di un esperimento”.

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