27 settembre 2013 19:03

Se non fosse che agiscono per calcolo politico, quello delle autorità belghe potrebbe sembrare un caso di diniego psicotico. Sanno che centinaia di rifugiati afgani si trovano sul loro territorio e che in gran parte non possono essere espulsi (le famiglie con bambini), eppure a molti negano qualunque tipo di protezione. La linea dura serve a cancellare la buona reputazione del Belgio tra chi fugge il proprio paese diretto in Europa (non solo gli afgani). A otto mesi dalle prossime elezioni federali e regionali, che coincideranno con le europee, serve anche a rassicurare una parte del’elettorato.

L’8 settembre centinaia di afgani hanno occupato un edificio in rue du Trône, poco distante dal Parlamento europeo. Per giorni hanno manifestato pacificamente chiedendo di incontrare le autorità. Mercoledì, davanti alla sede del governo (a poche centinaia di metri dalla Commissione), la polizia ha usato gas lacrimogeni, getti d’acqua e manganelli contro i manifestanti, tra cui donne e bambini. Una settantina di afgani sono stati arrestati e sono ora detenuti in diversi Cie. Questo video è stato girato poco dopo. Ieri, con un altrettanto imponente spiegamento di agenti, le autorità hanno sgomberato il palazzo di rue du Trône, lasciando tutti per strada. Questa scena a Bruxelles si ripete da anni.

(Foto di Isabelle Marchal)

Alcuni personaggi del dramma in atto:

La segretaria all’asilo e alla migrazione Maggie De Block: “I bambini sono usati come un’arma. Per me è un ricatto emotivo” (10 settembre, intervista alla radio pubblica fiamminga).

Il poliziotto: “Cosa credi, questi sono taliban, sono casseurs” (“vandali” - a un’attivista arrestata mercoledì sera).

La lobbista: “Lavoro nel palazzo qui all’angolo. Ho visto tutta questa polizia e ho chiesto cosa stesse succedendo. Come possono trattare queste persone così?” (ieri sera a rue du Trône - stanotte ha ospitato una coppia di giovani afgani).

Il membro del Parlamento europeo: “Nessuno in Parlamento né in Commissione è voluto intervenire per rispetto della sussidiarietà. Scandaloso” (ieri in risposta a una mia richiesta di commento).

Oggi pomeriggio gli afgani hanno pubblicato un comunicato stampa in cui spiegano di voler portare avanti la loro lotta e accusano Maggie De Block di “impedire il dialogo che chiediamo da mesi e di creare una situazione di conflitto che vogliamo evitare a tutti i costi”.

Nel 2011, a un poliziotto che gli diceva “sparite!” durante uno sgombero, un afgano ha risposto: “Per vederci sparire dovreste ammazzarci, aprire una buca e buttarci dentro”. Bruxelles è anche questo.

Aggiornamento (29/09/2013): oggi il Collectif des afghans ha annunciato un’azione per venerdì prossimo. Marceranno di nuovo fino alla sede del governo chiedendo di essere ricevuti dal primo ministro Elio Di Rupo.

Francesca Spinelli è giornalista e traduttrice. Vive a Bruxelles e collabora con Internazionale. Su Twitter: @ettaspin

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it