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Proteste per il Congresso mondiale delle famiglie a Verona

Verona, aprile 2016. (Jean-Luc Luyssen, Réa/Contrasto)

La senatrice di Più Europa Emma Bonino e il deputato dello stesso partito Riccardo Magi il 7 febbraio hanno presentato un’interrogazione parlamentare alla presidenza del consiglio dei ministri per chiedere spiegazioni sul patrocinio istituzionale che è stato garantito al World congress of families (Il congresso mondiale delle famiglie) che si svolgerà a Verona dal 29 al 31 marzo 2019, “per affermare, celebrare e difendere la famiglia naturale come sola unità stabile e fondamentale della società”.

All’iniziativa, organizzata da movimenti prolife italiani e stranieri, parteciperanno infatti il ministro della famiglia Lorenzo Fontana e il ministro dell’interno Matteo Salvini, oltre al governatore della regione Veneto Luca Zaia e al sindaco di Verona Federico Sboarina. Tutti esponenti della Lega. Tra gli altri parteciperà anche il ministro dell’istruzione Marco Bussetti, il presidente del parlamento europeo Antonio Tajani e la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.

Nel testo dell’interrogazione i due parlamentari chiedono al presidente del consiglio Giuseppe Conte di chiarire se l’evento ha ricevuto finanziamenti pubblici. Inoltre auspicano che il premier consideri di revocare il patrocinio all’iniziativa che Magi definisce “uno schiaffo in faccia ai princìpi fondamentali di uguaglianza e di non discriminazione garantiti dalla nostra costituzione”.

Secondo il programma ufficiale dell’evento, al congresso interverranno alcune personalità di spicco dell’antiabortismo e dei sostenitori della famiglia tradizionale come il russo Dmitri Smirnov, presidente della Commissione patriarcale per la famiglia e la maternità che ha lo scopo di influenzare il parlamento russo, la Duma, e di aiutare il presidente russo Vladimir Putin a sviluppare politiche in linea con le indicazioni della chiesa ortodossa; la ministra per la famiglia del governo ungherese, Katalin Novak; e il presidente moldavo Igor Dodon, che ha spesso espresso posizioni omofobe.

All’evento interverrà anche Theresa Okafor, un’attivista nigeriana che nel 2014 ha proposto una legge che criminalizza le unioni tra persone dello stesso sesso, e Lucy Akello, ministro ombra per lo sviluppo sociale in Uganda, che nel 2017 ha presentato al parlamento ugandese una legge contro le coppie omosessuali, già proposta nel 2014, che prevedeva originariamente la pena di morte per “omosessualità aggravata”.

Una risposta internazionale
Intanto le femministe di Non una di meno stanno organizzando tre giorni di proteste, dibattiti, assemblee e spettacoli che si svolgeranno a Verona, negli stessi giorni del Congresso delle famiglie. In particolare le attiviste hanno organizzato una manifestazione che si svolgerà sabato 30 marzo, mentre domenica 31 in città si terrà un’assemblea pubblica a cui parteciperanno diverse personalità impegnate nella difesa dei diritti civili e della libertà delle donne, come l’argentina Marta Dillon, Eva von Redecker dell’università Humboldt di Berlino, Adriana Zaharijevic dell’università di Belgrado.

“Stiamo ricevendo messaggi di solidarietà da tutto il mondo”, afferma Laura Sebastio, attivista veronese di Non una di meno. “Vorremmo che da Verona partisse una risposta internazionale a questo tipo di politiche regressive e fasciste che a Verona ricevono il supporto anche delle istituzioni italiane”, continua l’attivista. “Le associazioni che organizzano l’evento infatti sono esplicitamente contro l’aborto e contro i diritti lgbt, in Italia in questo momento queste organizzazioni hanno il sostegno delle istituzioni e questo prelude a un inasprimento delle politiche contro le donne e contro gli omosessuali che dobbiamo contrastare”, conclude.

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