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La lingua dei segni è l’unica lingua pienamente accessibile alle persone sorde perché può essere acquisita spontaneamente e precocemente senza un insegnamento specifico o una formazione logopedica, e senza nulla togliere all’apprendimento dell’italiano che, con esiti e tempi diversi, le persone sorde possono intraprendere nel corso della loro vita.

Nonostante questo la lingua dei segni è sconosciuta ai più e spesso è vista come un linguaggio mimico che poco ha a che fare con le lingue naturali. Fin dagli anni ottanta, la ricerca linguistica ha però dimostrato che ha lo stesso livello di complessità delle lingue vocali. Nel mondo, infatti, ci sono centinaia di lingue dei segni diverse, ed esistono anche i dialetti locali.

È per questo che è stata pubblicata la prima grammatica digitale ad accesso libero della Lingua dei segni italiana (Lis). La grammatica unisce testo, immagini e video, rispettando la natura visiva della lingua della comunità sorda. Per capire la rilevanza di questo lavoro scientifico, frutto di quattro anni di ricerca e dell’azione congiunta dell’università Ca’ Foscari di Venezia, dell’università Bicocca di Milano e del Cnrs di Parigi, bisogna accennare alla condizione della comunità sorda italiana, da sempre ai margini di una società che concentra la totalità delle informazioni sul canale acustico-vocale.

L’ignoranza sullo statuto linguistico della Lis e sull’importanza del suo impiego in tutti gli aspetti della sfera sociale riguarda anche la politica italiana che solo nel maggio del 2021, con un ritardo di 15 anni rispetto agli altri paesi europei e alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, ha riconosciuto la Lis come lingua minoritaria sul territorio nazionale. Il disinteresse della politica nei confronti della marginalizzazione delle persone sorde ha portato a una violazione dei diritti primari: il diritto all’acquisizione linguistica, alle pari opportunità e alla piena partecipazione sociale.

In Italia, le uniche università che hanno introdotto la Lis come lingua triennale nella quale laurearsi sono l’università Ca’ Foscari di Venezia e l’università degli studi di Catania. La Ca’ Foscari ha inserito la Lis già dal 2001 tra le lingue di specializzazione della laurea in lingue, civiltà e scienze del linguaggio, laureando più di 800 studenti in vent’anni, nel corso magistrale in scienze del linguaggio e in quello di interpretariato e traduzione.

Dal punto di vista politico e sociale, la grammatica della Lis è uno strumento di diffusione e sostegno di una lingua sempre più usata anche da bambini udenti con disabilità comunicative. Dal punto di vista scientifico, la comprensione della Lis arricchisce la conoscenza della facoltà di linguaggio che, adattandosi a un diverso canale, quello visivo-manuale, impiega articolatori diversi, come le espressioni facciali, per trasmettere informazioni grammaticali. La grammatica è, infine, uno strumento didattico per insegnanti, studenti e interpreti e favorisce la creazione di test diagnostici in lingua dei segni per la valutazione dei disturbi del linguaggio.

Chiara Branchini è professoressa associata di linguistica all’università Ca’ Foscari di Venezia.

A grammar of italian sign language (Lis), a cura di Chiara Branchini, Lara Mantovan, Edizioni Ca’ Foscari (2020)

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