La disponibilità di Israele a diventare fornitore italiano di gas naturale e il via libera di Francia e Germania alla candidatura dell’Ucraina all’Unione europea sono i principali risultati che il presidente del consiglio Mario Draghi ha ottenuto questa settimana, al termine di una duplice missione all’estero: lunedì 13 e martedì 14 è andato in Israele e nei territori palestinesi, mentre giovedì 16 ha incontrato il presidente Volodymyr Zelenskyj in Ucraina, insieme al presidente francese Emmanuel Macron e al cancelliere tedesco Olaf Scholz. Ha partecipato anche il presidente della Romania Klaus Iohannis.

Con la missione a Gerusalemme, Israele è entrato nell’elenco dei paesi che aiuteranno l’Italia a diversificare le proprie fonti di approvvigionamento energetico e a ridurre la dipendenza dal gas russo. Durante il suo incontro con il primo ministro israeliano Naftali Bennett, Draghi ha registrato ampi margini di cooperazione. Il premier ha detto che i due paesi già lavorano insieme nell’utilizzo delle risorse di gas del Mediterraneo orientale e per lo sviluppo di energia rinnovabile, mentre Bennett ha confermato che Israele potrà aiutare l’Europa e l’Italia producendo gas naturale. La Russia, intanto, continua a tagliare le forniture. Una delle motivazioni che ha dato Mosca, ha spiegato Draghi a Kiev, è che la manutenzione richiede pezzi di ricambio che non arrivano a causa delle sanzioni. “Ma noi e altri le riteniamo bugie, pensiamo che ci sia un uso politico del gas”, ha sottolineato. L’attenzione dell’Italia è rivolta soprattutto ai giacimenti offshore scoperti al largo di Israele, il Tarnar e il Leviathan. Il problema è come fare arrivare questo gas in Italia e in Europa. L’Italia vuole sfruttare l’opportunità offerta dal gasdotto della pace che collega Israele all’Egitto. Potrebbe garantire gas liquido, dopo un processo di liquefazione ad Al-Arish, sulla costa del Sinai, e il trasporto su nave. Più difficile invece che si possa fare affidamento sul progetto EastMed, infrastruttura che si snoda tra Israele, Cipro e la Grecia, che potrebbe non essere pronto prima del 2027.

Al centro dei colloqui in Israele anche il tema della pace, sia in Medio Oriente sia in Ucraina. Draghi ne ha discusso con Bennett, con il presidente israeliano Isaac Herzog e con il primo ministro palestinese Mohammad Shtayyeh, incontrato a Ramallah, in Cisgiordania. Draghi ha confermato a Bennett che l’Italia continuerà a lavorare per negoziati di pace in Ucraina, nei termini che le autorità locali riterranno accettabili. Ma a Kiev ha dovuto prendere atto che “non si vedono margini” per un cessate il fuoco. Da parte dell’Ucraina, la condizione per il negoziato resta quella dell’integrità territoriale. Inoltre, la Russia “non vuole la pace”, ha detto il premier. E allora, secondo Draghi, bisognerà continuare ad aiutare l’Ucraina a difendersi e a decidere le condizioni della pace.

Il premier è tuttavia rientrato a Roma con un buon successo diplomatico. Se, infatti, a Gerusalemme aveva ribadito la volontà dell’Italia di sostenere il desiderio dell’Ucraina di far parte dell’Unione europea, a Kiev ha incassato su questo il pieno appoggio di Francia e Germania. “Oggi tutti noi abbiamo detto che siamo pronti a sostenere la causa dell’Ucraina come candidato nel prossimo Consiglio europeo”, ha spiegato, pur ammettendo che questo percorso richiederà una discussione sulle regole dell’Unione e il superamento delle resistenze di altri stati europei, come Finlandia, Danimarca e Portogallo.

Sul tema dell’emergenza alimentare, invece, al momento non ci sono segnali di una soluzione imminente. In Israele Draghi ha espresso il timore che si trasformi in una “catastrofe” se non saranno aperti a breve dei corridoi sicuri per il trasporto del grano bloccato in Ucraina. È una preoccupazione condivisa con Bennett, il cui paese dipende per metà del fabbisogno dal frumento proveniente da Ucraina e Russia. L’approvazione di una risoluzione delle Nazioni Unite che regoli la navigazione sul mar Nero, ha ricordato Draghi, sarebbe la soluzione più rapida, “ma la Russia per ora l’ha rifiutata”.

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