Un esemplare di formica Myrmecina graminicola. (Daniele Giannetti, Università di Parma)

Di fronte all’attacco di un nemico gli animali hanno due possibilità: contrattaccare o evitare il pericolo. La prima opzione non è sempre la più conveniente perché può rivelarsi molto costosa in termini di tempo, energia o possibili danni subiti. Ecco perché gli animali hanno sviluppato diversi sistemi per sfuggire ai rischi, tra questi la fuga è uno dei più usati.

All’università di Parma abbiamo scoperto un modo davvero insolito per sfuggire agli attacchi. Le protagoniste sono delle minuscole formiche della specie Myrmecina graminicola, che vivono al suolo in aree boschive. Lunghe pochi millimetri, di colore scuro, lente nei movimenti, sono elusive e non facili da osservare. Di solito fanno dell’immobilità e del mimetismo criptico un’arma efficace di difesa: se toccate si fermano e raccolgono le zampe al lato del corpo, diventando praticamente invisibili sul terreno o tra le foglie.

Ma questo ambiente, in una scala dimensionale di millimetri, offre anche altre opportunità: avvallamenti, pendii e canyon tra le foglie secche o le zolle di terra. È in questo microcosmo che viene attuata la loro straordinaria strategia. Se inseguite da un predatore, attaccate da un’altra formica o disturbate da una vibrazione si ripiegano su loro stesse formando una palla e si proiettano in avanti rotolando via.

In laboratorio abbiamo potuto studiare come funziona questo movimento. Quando le formiche percepiscono uno stimolo meccanico, come durante l’avvicinamento di un nemico, spostano le antenne all’indietro tenendole ben aderenti ai lati della testa. Poi la testa e l’addome puntano sul terreno e le zampe si alzano, così la formica assume una posizione curva e le antenne la bilanciano come se fossero braccia. Una spinta con le zampe posteriori avvia la capriola, tutto in meno di mezzo secondo. Il rotolamento avviene lungo una traiettoria stabile e può far raggiungere alla formica la sorprendente velocità di 40 centimetri al secondo.

La ricerca ha evidenziato che se gli esperimenti sono condotti su un piano orizzontale o con una pendenza inferiore a dieci gradi le formiche rispondono immobilizzandosi o continuando a camminare. Ma dai dieci gradi in su assumono la tipica posizione a palla e rotolano via attivamente. Con un’inclinazione di 25 gradi la probabilità di rotolare è del 100 per cento. Ciò indica che questa strategia è piuttosto sofisticata e viene decisa di volta in volta: il rotolamento viene adottato solo quando è il tipo di fuga più efficace. Gli esperimenti hanno anche dimostrato che durante i combattimenti con altre formiche il rotolamento garantisce una significativa possibilità di sfuggire agli attacchi.

È la prima volta che viene osservato questo tipo di locomozione nelle formiche ed è uno dei pochissimi casi descritti nel regno animale: rotolare non è una cosa semplice. Un piccolo avanzamento nell’esplorazione della vita a pochi millimetri da terra che potrebbe avere anche risvolti pratici.

Capire i meccanismi di manovrabilità delle parti del corpo, che consentono di formare in pochissimo tempo un efficace oggetto articolato rotolante di piccole dimensioni, nonché le basi neurosensoriali e motorie di queste prestazioni può rappresentare un nuovo modello di studio per applicazioni in biomeccanica e robotica. È quello che fa la biomimetica: ispirarsi alla natura per trovare nuove soluzioni a problemi specifici. Nuove per noi, ovviamente, perché la natura ha avuto milioni o miliardi di anni per trovare quelle più smart. ◆

Donato A. Grasso è un etologo, professore all’università di Parma.

D.A. Grasso, D. Giannetti, C. Castracani, F.A. Spotti, A. Mori, Rolling away: a novel context-dependent escape behaviour discovered in ants, Scientific report (2020)

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