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Storia della smarginatura

Nei primi tre saggi di questo libro breve e preciso (in origine conferenze su invito del centro internazionale di studi umanistici Umberto Eco di Bologna), Elena Ferrante racconta la sua lunga relazione con la scrittura: un corpo a corpo cominciato a scuola con la scoperta di una sensazione ambivalente rispetto ai margini rossi che allora delimitavano le pagine dei quaderni: voglia di rispettarli e frustrazione per non averli superati. Da questi sentimenti nascono due modalità dello scrivere che Ferrante impara a conoscere e usare: quella “acquiescente”, disciplinata, che serve ad aspettare; e quella “impetuosa”, che sgorga d’improvviso, sconvolgendo tutto, ma riuscendo finalmente a dar conto del pensiero che la detta. Mettendo sul tavolo le sue prove e i suoi errori spiega come da questo esercizio siano nati i primi tre romanzi e poi, attraverso la rilettura di un testo di Adriana Cavarero, abbia preso origine il progetto dell’Amica geniale. Infine, commentando una poesia di Emily Dickinson, il discorso si estende agli ultimi lavori e si amplia verso considerazioni sulla scrittura delle donne. Completa il volume un saggio personale e onesto in cui gli stessi temi (la ricerca di una scrittura fedele al pensiero, le difficoltà e le opportunità di descrivere l’amore, il posto della scrittura femminile in un paesaggio di maschi) sono affrontati a partire da Dante. ◆

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