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I paesi del sudest asiatico approvano un piano per affrontare le cause della crisi dei migranti

Il piano è stato approvato anche dalla Birmania durante un summit dei paesi della regione a Bangkok. Sarà anche istituita una task force contro i trafficanti di esseri umani

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I paesi del sudest asiatico sotto pressione per risolvere la crisi dei migranti rohingya

Migranti rohingya in un accampamento temporaneo a Kuala Langsa, in Indonesia.

Il governo della Malesia ha annunciato che il ministro degli esteri incontrerà i suoi omologhi di Indonesia e Thailandia per discutere della situazione di migliaia di migranti rohingya abbandonati in mare dopo la decisione dei tre paesi di chiudere le frontiere. Nell’ultima settimana è cresciuta la pressione internazionale sui governi malese, tailandese e indonesiano per trovare una soluzione regionale alla questione delle imbarcazioni cariche di migranti dalla Birmania e dal Bangladesh respinti e lasciati alla deriva.

Donne rohingya in fila per prendere da mangiare in un rifugio temporaneo nel villaggio di Kuala Cangkoi, in Indonesia.
Un migrante arrivato da Bangladesh in un rifugio a Kuala Langsa, in Indonesia.

Il ministro degli esteri malese, Anifah Aman, incontrerà quello indonesiano, Retno Marsudi, lunedì 18 maggio. Il colloquio sarà seguito da un incontro separato tra Anifah e il ministro degli esteri tailandese, Tanasak Patimapragorn, nel corso della settimana, probabilmente il 20 maggio. Sabato 17 maggio il governo della Birmania ha escluso qualunque sua responsabilità nella crisi dei migranti rohingya e ha detto che potrebbe non partecipare al summit sulla migrazione nell’oceano Indiano convocato il 29 maggio a Bangkok.

Negli ultimi giorni circa tremila migranti rohingya sono riusciti a sbarcare sulle coste della Malesia, della Thailandia e dell’Indonesia. Alcuni di loro hanno raccontato ai giornalisti di molti compagni di viaggio morti di fame e di stenti o annegati. Diverse persone hanno detto che molti migranti sono stati pugnalati a morte, strozzati o gettati in mare durante il viaggio. Circa cento persone sarebbero morte in seguito alle violenze scoppiate sulle imbarcazioni per contendersi il poco cibo rimasto.

Secondo le organizzazioni non governative, sono ancora migliaia i migranti alla deriva nel mare delle Andamane. Circa settecento di loro che sono riusciti a sbarcare sulle coste indonesiane saranno processati dalle autorità.

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