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Il Pakistan diviso da un nuovo delitto d’onore

Le proteste a Islamabad contro l’omicidio di Qandeel Baloch, il 18 luglio 2016. (Aamir Qureshi, Afp)

È un nuovo colpo, violento e subdolo, ai diritti delle donne. La vittima è una celebrità sui social network, dove era seguita da decine di migliaia di persone: Qandeel Baloch – ma il suo vero nome era Fauzia Azeem – è stata uccisa lo scorso fine settimana dal fratello nel Punjab, nel nordest del Pakistan, in quello che si configura come un nuovo delitto d’onore.

Dopo l’arresto, il fratello ha confessato di essere il colpevole, ammettendo di aver drogato e poi strangolato la sorella di 26 anni nel sonno, a casa dei loro genitori. La colpa di Baloch sarebbe stata di aver infangato il nome della famiglia pubblicando delle foto osé su Facebook.

Invece di mostrarsi pentito, Muhammad Wasim ha ammesso di non provare nessun rimorso e ha aggiunto che il comportamento della sorella era “totalmente intollerabile”.

Tradizione patriarcale e maschilista
Secondo la Commissione per i diritti umani del Pakistan, un’organizzazione indipendente, nel 2015 più di mille donne sono morte per presunti delitti d’onore, riflessi della tradizione patriarcale e maschilista che prevale nel paese.

Nel paese la morte di Baloch ha suscitato reazioni contrastanti: da un lato, alcuni denunciano un omicidio efferato; altri, invece, se ne rallegrano. Ciò dimostra quanto la questione delle donne, soprattutto di quelle che rivendicano la loro indipendenza e la loro sessualità, sia un problema per la parte più conservatrice della società.

Indignato dall’omicidio, che condanna senza mezzi termini, il quotidiano Dawn esorta i legislatori a reagire con fermezza: “Quand’è che il parlamento uscirà dal suo letargo per approvare una legge contro i delitto d’onore? Le autorità dovrebbero tutelare le donne che cercano di sfondare il soffitto di cristallo”.

Baloch era “buffa, coraggiosa e libera”, ricorda un altro quotidiano pachistano, The Nation, rendendo omaggio a una personalità forte, che era molto amata e molto odiata allo stesso tempo. “Siamo così meschini e amari”, si chiede il giornale, “da preferire che una persona che non ci piace venga uccisa invece di tollerarla?”.

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