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Gulliver

È il blog dell’Economist che si occupa di viaggi.

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Perché non paghiamo i nostri viaggi con il telefono

Getty Images

Di sicuro non è una rivelazione il fatto che gli smartphone stanno cambiando il modo in cui viaggiamo. Li usiamo sempre più spesso per organizzare i nostri spostamenti, per esempio nel caso delle carte d’imbarco per gli aerei, per orientarci nelle città e perfino per entrare in contatto con degli sconosciuti durante i nostri viaggi. Di recente Google ha lanciato Trips, una app per smartphone che organizza i biglietti aerei e le prenotazioni d’albergo, in parte rovistando nel vostro account Gmail, e che vi guida in una città dandovi delle idee su cosa potreste fare tenendo conto della vostre ricerche online e delle raccomandazioni di altri utenti.

Tuttavia i viaggiatori sono ancora reticenti all’idea di prenotare un viaggio con lo smartphone. Secondo una recente ricerca di Wolfgang Digital, riportata da Skift, che ha preso in esame 87 milioni di sessioni web, il 57 per cento delle visite a siti di viaggio proviene da uno smartphone o da un tablet, mentre solo il 42 per cento arriva da un computer. Eppure, in termini di ricavi, il 67 per cento delle prenotazioni è effettuata da un computer.

Perché le persone sono così restie a pagare un viaggio dallo smartphone? Un’ipotesi potrebbe essere che quando prenotiamo qualcosa di costoso – come un volo – vogliamo valutare tutte le alternative per trovare la soluzione più conveniente. Questo è più facile se si ha la possibilità di passare rapidamente da una finestra all’altra.

In realtà, però, adesso che le agenzie di viaggio online e i siti di metaricerche che valutano una vastissima quantità di opzioni funzionano così bene sugli smartphone, questa motivazione perde un po’ di peso.

Per qualche motivo riteniamo il computer un mezzo più sicuro per effettuare un pagamento

Un’altra spiegazione è che difficilmente compreremmo un viaggio senza rifletterci. Siamo propensi a ordinare un libro in edizione economica in base a un impulso momentaneo, mentre ce ne stiamo seduti al parco in pausa pranzo. Ma un viaggio costoso è un’altra cosa. Potremmo trascorrere l’intera giornata a valutare attentamente le varie destinazioni sul nostro telefono, ma preferiamo rifletterci su e aspettare di avere accesso a un computer in condizioni di lucidità, magari a casa, per prenotare.

Simili valutazioni possono spiegare in parte questa discrepanza. Forse però il motivo principale è proprio la ricerca della tranquillità. Per qualche motivo riteniamo il computer un mezzo più sicuro per effettuare un pagamento. Forse non ci piace tirare fuori una carta di credito mentre siamo in giro, o forse semplicemente non ci fidiamo di usare i metodi di pagamento elettronici su uno smartphone. In un caso o nell’altro, questa sembra una preoccupazione limitata ai paesi occidentali.

Nel 2017, la regione dell’Asia-Pacifico supererà l’America settentrionale e diventerà il più grande mercato digitale di viaggi, secondo una ricerca di eMarketer. Questo è dovuto soprattutto all’entusiasmo dei cinesi. E quest’anno la Cina diventerà il primo paese dove la maggior parte delle prenotazioni online avverranno tramite smartphone invece che tramite computer o simili. È quanto previsto da PhocusWright, un altro istituto di ricerca. Negli Stati Uniti la percentuale è del 26 per cento, nel Regno Unito del 25 per cento.

La Cina è passata “direttamente allo smartphone” in parte perché ha sviluppato dei sistemi di pagamento da cellulare sicuri di cui le persone si fidano. È probabile che questo percorso sarà seguito anche da altri mercati emergenti, molti dei quali potrebbero superare la soglia del 50 per cento prima dei paesi occidentali.

Naturalmente i pagamenti da smartphone sono sicuri anche in occidente. Sembra però esserci un problema psicologico da superare prima che molti di noi si sentano tranquilli a servirsene per prenotare un aereo.

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

Questo articolo di B.R. è apparso nel blog Gulliver del settimanale britannico The Economist.

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