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In Venezuela la moneta è senza valore e aumentano i cercatori di oro virtuale

Un supermercato nel quartiere Chacao di Caracas, Venezuela, il 5 giugno 2019. (Matias Delacroix, Getty Images)

Corruzione, incompetenza e sanzioni hanno devastato il settore petrolifero del Venezuela, la principale fonte di valuta pesante del paese. Ma la crisi economica venezuelana ha incoraggiato la crescita di un altro settore: la “produzione” di oro virtuale, detta gold farming, nei mondi artificiali creati dai videogiochi. Moltissimi venezuelani trascorrono ore e ore in rete con videogiochi di ruolo multiplayer (mmorpgs) per estrarre monete d’oro (la valuta del gioco RuneScape) o di cristallo (quella del gioco Tibia), che poi rivendono in cambio di denaro vero, con l’intermediazione di siti web, ad altri giocatori, i quali le spendono per acquistare beni virtuali come armi, armature o pozioni magiche.

I venezuelani che giocano a RuneScape possono guadagnare tra cinquecentomila e due milioni di monete d’oro all’ora sterminando dragoni e producendo rune su ampia scala. Agli attuali tassi di cambio un milione di monete vale circa cinquanta centesimi di dollaro. Un gold farmer (un produttore d’oro virtuale) può guadagnare quaranta dollari al mese, una bella somma per un paese dove lo stipendio minimo è di 7,50 dollari al mese. Alcuni di loro scambiano le monete con i bitcoin i quali, pur essendo più volatili della maggior parte delle valute convenzionali, sono più stabili del bolívar venezuelano (l’estrazione di oro vero, in parte illegale, è un’altra fonte di reddito per i venezuelani disperati).

Quello del real world trading (lo scambio di qualcosa che appartiene al mondo reale, di solito veri soldi, per ottenere punteggi o servizi del videogioco) non è un fenomeno nuovo, anzi risale alla fine degli anni novanta quando prese piede nelle sale giochi piene di fumo della Corea del Sud. In Cina, a metà degli anni duemila, circa cinquantamila “produttori d’oro” raccoglievano oro virtuale 24 ore al giorno, e guadagnavano collettivamente centinaia di milioni di dollari non tassati.

Pericolo d’inflazione
Gli sviluppatori dei giochi si sono opposti. Secondo loro, i gold farmer non stanno davvero giocando, alcuni s’intrufolano nei profili delle altre persone e rubano il loro oro virtuale. L’eccessivo gold farming può generare un’inflazione interna al gioco, anche se inferiore a quella vera del 200.000 per cento che il Fondo monetario internazionale prevede per il Venezuela quest’anno. Anche alcuni provider di giochi online gratuiti forniscono oro virtuale, e non gradiscono la concorrenza di produttori sprovvisti di licenza.

Dopo aver raggiunto l’apice della popolarità negli anni duemila, la produzione d’oro virtuale è diminuita e i mmoprgs sono diventati meno popolari. Gli sviluppatori di giochi hanno rafforzato le loro équipe d’avvocati. EBay, la piattaforma sulla quale i giocatori mettevano all’asta beni virtuali, ha proibito il gold farming, e lo stesso ha fatto la Corea del Sud. Di recente, tuttavia, i mmorpgs hanno avuto un ritorno di fiamma, e i gold farmer del Venezuela colpito dalla crisi sono stati veloci ad approfittarne. La loro assiduità irrita gli altri giocatori, perché ha svalutato il potere d’acquisto delle monete d’oro virtuale su Grand Exchange, il mercato di RuneScape dove i giocatori possono comprare beni virtuali come carbone, legname d’acero, scimitarre e tuniche di drago verde (che possono essere trasformate in armature).

Finché sarà così difficile guadagnarsi da vivere nel Venezuela reale, molti venezuelani continueranno ad affannarsi in mondi di fantasia

Quando il Venezuela è stato colpito da interruzioni delle forniture elettriche, la vendita di tali beni è crollata. Questo perché i “produttori”, senza l’elettricità, non potevano produrre oro, e la mancanza di monete virtuali ha fatto impennare il prezzo di questi beni virtuali.

Due anni fa un utente di Reddit che si fa chiamare Cerael ha pubblicato una guida dai toni razzisti su come uccidere i venezuelani nelle arene “giocatore contro giocatore” dove avviene la produzione d’oro virtuale. I moderatori hanno rimosso il post e i commenti più violenti. Jagex, lo sviluppatore britannico di RuneScape questo mese ha vinto una causa che ha reso illegali due siti di gold farming.

Eppure il settore non morirà. Nonostante gli sforzi degli sviluppatori perché i giochi restino competizioni di abilità e passione, si formeranno mercati illegali ovunque ci saranno domanda e offerta (una verità ormai ignorata dai dirigenti socialisti venezuelani). Quando un sito web d’intermediazione viene chiuso, ne spunta un altro che lo sostituisce. Le risorse necessarie a chiudere ogni singolo gold farmer venezuelano di piccole dimensioni sono troppe, e rendono lo sforzo impraticabile dal punto di vista economico. Per gli sviluppatori del gioco è troppo il tempo necessario “a far rispettare le regole a un tale livello di granularità”, spiega Edward Castronova, un ricercatore dell’università dell’Indiana che si occupa di mondi virtuali.

La recente riedizione di World of warcraft classic, la versione originale di un popolare mmorpg uscito 15 anni fa, darà probabilmente nuova linfa al gold farming. E finché sarà così difficile guadagnarsi da vivere nel Venezuela reale, molti venezuelani continueranno ad affannarsi in mondi di fantasia.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è stato pubblicato dal settimanale The Economist.

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