I diritti umani nel 2025
Ricorderemo il 2025 per il suo impatto sulla libertà e sui diritti umani nel mondo, in primo luogo perché l’arrivo al potere di Donald Trump negli Stati Uniti ha avuto delle immediate conseguenze sul diritto di asilo e sul diritto internazionale umanitario. Infatti tra le prime decisioni prese da Trump il giorno del suo insediamento, il 20 gennaio 2025, c’è stata la firma dei decreti esecutivi che prevedevano quelle che poi sono diventate delle vere e proprie deportazioni di massa dagli Stati Uniti ad altri paesi come il Salvador o Cuba, cioè dei trasferimenti forzati di cittadini stranieri in paesi terzi che non sono il loro paese di origine, sulla base di valutazioni sommarie del loro status legale.
Trump lo aveva promesso durante la campagna elettorale ed è stata la prima cosa di cui si è occupato, una volta arrivato alla Casa Bianca. Secondo la Reuters, da gennaio 622mila persone sono state deportate nel 2025 e il progetto non si fermerà nel 2026, anche se sta già producendo degli effetti negativi per la stessa amministrazione.
Il presidente degli Stati Uniti ha già annunciato che investirà nuovi fondi sul rafforzamento della polizia di frontiera e sulle deportazioni, nonostante le proteste che ci sono state in molte città degli Stati Uniti contro questo tipo di operazioni. L’agenzia federale responsabile dell’immigrazione e la polizia di frontiera otterranno 170 miliardi di dollari in fondi aggiuntivi entro il mese di settembre del 2029, un enorme investimento rispetto ai bilanci attuali di circa 19 miliardi di dollari annuali.
L’amministrazione ha annunciato di volere assumere migliaia di agenti in più, aprire nuovi centri di detenzione, prelevare più immigrati nelle carceri locali e collaborare con aziende esterne per rintracciare le persone che non hanno un visto regolare. Dal punto di vista politico non sembra che questa strategia stia pagando, perché in molte città ci sono state proteste di massa e alle elezioni locali si sono imposti dei candidati democratici. Nel 2026 le elezioni di metà mandato saranno un banco di prova importante.
I sondaggi suggeriscono che proprio queste politiche crudeli e incurati dei diritti fondamentali stiano preoccupando i cittadini statunitensi. Diverse inchieste giornalistiche intanto hanno mostrato che la maggior parte delle persone deportate in questi mesi erano negli Stati Uniti da molto tempo e non avevano alcun precedente penale. Secondo Al Jazeera, il 73 per cento delle persone che erano nei centri di detenzione degli Stati Uniti nel novembre del 2025 (un totale di 65mila persone) non avevano alcun precedente penale.
Un’altra decisione presa da Trump all’inizio del suo mandato è stata quella di tagliare gli aiuti alla cooperazione internazionale che passavano attraverso l’Usaid. Questo ha avuto ricadute importanti nelle politiche di cooperazione e sui flussi migratori.
Ne abbiamo parlato in un approfondimento ad aprile. Internazionale ci ha dedicato la copertina del numero 1643, traducendo un articolo dello storico Adam Tooze, intitolato “Un mondo senza solidarietà”. Il presidente degli Stati Uniti ha detto diverse volte di volere uscire dalle convenzioni internazionali, che obbligano al rispetto dei diritti umani fondamentali come la convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati.
Il 6 febbraio 2025 il presidente ha inoltre firmato un ordine esecutivo che impone sanzioni alla Corte penale internazionale (Cpi), accusata di “intraprendere azioni illegali contro gli Stati Uniti e il nostro stretto alleato Israele”. Un orientamento simile si sta facendo strada anche in Europa. Nel 2026 nei 27 paesi dell’Unione europea entrerà in vigore il Patto europeo sulla migrazione e sull’asilo, e l’8 dicembre i ministri degli esteri dei paesi membri hanno trovato una accordo su diversi punti chiave che stravolgeranno il diritto di asilo in Europa e rischiano di svuotarlo, contravvenendo proprio alla convenzione di Ginevra, secondo alcuni esperti. Le nuove norme rivedono la definizione di “paese di origine sicuro”, che finora ha bloccato per esempio i trasferimenti forzati di richiedenti asilo nei centri di detenzione costruiti dall’Italia in Albania.
Il nuovo regolamento sui rimpatri accelera le procedure di espulsione, inasprisce i controlli e prevede divieti d’ingresso per persone considerate “pericolose”. Consente inoltre di stipulare accordi con paesi terzi extraeuropei per trasferire i migranti irregolari e costruire centri di detenzione in paesi non europei, ma gestiti e finanziati dall’Europa, sul modello di quanto realizzato da Trump negli Stati Uniti.
Inoltre, gli stati potranno affidare a paesi non europei l’esame delle domande d’asilo, come ha provato a fare l’Italia con l’Albania, senza riuscirci. Nell’estate 2025 la corte di giustizia europea si è espressa sui ricorsi presentati dai tribunali italiani contro il trasferimento dei richiedenti asilo in Albania e ha chiarito che quei trasferimenti erano contrari al diritto europeo. Ma dal 2026 (con l’entrata in vigore delle nuove norme) questo potrebbe cambiare. Ne abbiamo parlato qui.
“Al momento una proposta del genere, se approvata dal parlamento, potrebbe essere portata davanti alla corte di giustizia dell’Unione europea, perché in contrasto con i diritti fondamentali e con la convenzione di Ginevra”, ha spiegato Gianfranco Schiavone dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi). “Non si possono cedere le persone come se fossero merci”, ha concluso.
In Europa il 2025 è stato anche l’anno della teoria del complotto della cosiddetta remigrazione usata contro migranti e richiedenti asilo. Nel successo di quest’idea, usata dall’estrema destra nel mondo, c’è lo zampino di Donald Trump, che l’ha usata durante la campagna elettorale. Il termine, che letteralmente significa “migrazione all’indietro”, è usato dai gruppi di estrema destra per alimentare una teoria del complotto e mascherare la deportazione con un eufemismo.
A Londra il 13 settembre 2025 la parola “remigrazione” è stata tra le più usate durante la manifestazione contro i migranti che ha portato in piazza 110mila persone. Probabilmente è stata la più grande manifestazione di questo tipo nel Regno Unito degli ultimi anni. L’ha convocata Tommy Robinson, leader del gruppo di estrema destra English defence league, dopo mesi di attacchi contro i centri e gli hotel che ospitano rifugiati e richiedenti asilo in diverse città del paese e dopo un accordo con la Francia, firmato dal leader laburista Keir Starmer, per fermare l’arrivo di piccole imbarcazioni di fortuna dal canale della Manica. L’accordo viola i diritti umani e non ferma gli arrivi.
In Italia il 2025 è stato l’anno del fallimento dei centri di detenzione per richiedenti asilo in Albania, ma anche quello in cui è stato approvato il cosiddetto decreto sicurezza (entrato in vigore il 12 aprile), che l’associazione Antigone ha definito come il più grave attacco alla libertà di protesta e di espressione della storia repubblicana. Il decreto prevede diverse misure che colpiscono stranieri, richiedenti asilo e migranti irregolari. Mentre, sempre in Italia, è fallito il referendum di riforma della cittadinanza, che prevedeva una piccola modifica alla legge vigente, approvata nel 1992.
Il governo Meloni ha anzi riformato la legge sulla cittadinanza in senso restrittivo, introducendo modifiche alle parti che riguardano l’acquisizione della cittadinanza per i discendenti di italiani che vivono all’estero. L’esecutivo pianifica inoltre ulteriori restrizioni. Su questo rimandiamo ai rapporti annuali di Amnesty international per una visione internazionale e dell’associazione italiana A buon diritto per la situazione nazionale.
Buone notizie
Tuttavia, come ricorda Amnesty international, ci sono state anche buone notizie sul fronte dei diritti nel 2025. Per esempio il 29 ottobre 2025, dopo il voto favorevole dell’assemblea nazionale, il senato francese ha definitivamente approvato un testo di legge che introduce nel codice penale una definizione di stupro basata sul consenso.
La Francia è diventata il sedicesimo paese dell’Unione europea ad avere una legge in materia di stupro conforme alla convenzione del Consiglio d’Europa per la prevenzione e il contrasto alla violenza contro le donne e alla violenza domestica.
Inoltre, il 5 novembre 2025 l’ex capo della polizia giudiziaria libica, Osama Almasri, ricercato dalla Corte penale internazionale (Cpi), è stato arrestato in Libia con l’accusa di avere torturato una decina di persone e averne uccisa almeno una in uno dei centri di cui era responsabile. Accuse molto simili a quelle che avevano motivato il mandato di arresto internazionale emesso dalla Cpi per crimini di guerra e contro l’umanità, ignorato dall’Italia, che ha aiutato Almasri a tornare in Libia dopo il suo arresto a Torino il 19 gennaio 2025.
Mesi dopo essere stato accolto tra i festeggiamenti dei suoi sostenitori al suo ritorno a Tripoli con un aereo di stato italiano, Almasri è stato invece arrestato nel suo stesso paese. “Ha torturato e ucciso”, ha dichiarato la procura di Tripoli dopo averlo interrogato e avere raccolto delle prove contro di lui. Il generale è in attesa di giudizio. Resta da chiarire perché l’Italial’abbia rimandato in Libia.
Questo articolo è tratto dalla newsletter Frontiere.
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