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Il metaverso è un posto nuovo per il vecchio problema delle molestie

Rafael Henrique, Sopa Images/LightRocket/Getty Images

Attenzione: questo articolo contiene diversi riferimento al metaverso, un termine alla moda estremamente fastidioso che persone estremamente fastidiose adorano seminare qua e là, di solito assieme a “blockchain” e “ntf”. Se siete più o meno come me, leggendo la parola “metaverso” potreste sentirvi morire dentro, perciò voglio prepararvi. Questo articolo contiene molti riferimenti anche alle molestie sessuali perché, come era prevedibile, il metaverso è già diventato uno dei tanti luoghi particolarmente ostili alle donne.

All’inizio di dicembre Meta (la holding che si chiamava Facebook fino a ottobre 2021, quando Mark Zuckerberg ne ha cambiato il nome con una mossa a effetto, nel tentativo di distrarre la gente dai problemi di pubbliche relazioni dell’azienda) ha aperto la piattaforma di realtà virtuale Horizon worlds a tutte le persone che hanno più di 18 anni negli Stati Uniti e in Canada. Horizon worlds è il primo grande passo di Meta verso la costruzione di una nuova versione di internet nota con il nome di metaverso, dove i mondi fisici e digitali si incontrano. Il vostro avatar se ne può andare in giro insieme a un massimo di altre venti persone con cui è possibile giocare, intrattenersi e costruire ambienti digitali su misura. E anche molestare le persone. Il mese scorso una beta tester ha riferito a Meta di essere stata palpeggiata casualmente da uno sconosciuto su Horizon worlds. Ha poi postato su Facebook l’esperienza vissuta come appartenente al gruppo di prova della versione beta di Horizon worlds.

“Le molestie sessuali non sono uno scherzo sull’internet normale, ma la realtà virtuale aggiunge un ulteriore livello che rende l’evento ancora più intenso”, ha scritto. “Ieri sera non solo sono stata palpeggiata, ma c’erano altre persone che appoggiavano questo comportamento…”.

E qual è stata la risposta di Meta? Un po’ di disinvolta colpevolizzazione della vittima. Dopo un processo di revisione interna ha concluso che la beta tester avrebbe dovuto usare uno strumento chiamato “Zona sicura” che gli utenti possono attivare se si sentono minacciati. Lo strumento di fatto ti relega in una bolla protettiva e impedisce alle persone di interagire con te finché non esci dalla bolla. È l’equivalente digitale di dire alle donne che se non vogliono essere molestate mentre camminano per strada dovrebbero restarsene a casa. La cara vecchia misoginia con una nuova confezione adatta all’era digitale.

Nel dna
Ma insomma, cos’altro potevamo aspettarci da Meta? Ricordiamoci che Facebook è nato come “Facemash”: uno strumento con cui gli studenti potevano dare un voto alle loro compagne. La misoginia è nel dna dell’azienda e nel corso degli anni sembra essere cambiato davvero poco. Non ho certo bisogno di dirvi che l’azienda è stata più volte criticata per aver ignorato misoginia e molestie sessuali sulla piattaforma. È recente la notizia che Dani Lever, manager della comunicazione a Facebook, lavorava per Andrew Cuomo e ha aiutato l’ex governatore dello stato di New York caduto in disgrazia a gettare fango su Lindsey Boylan, una donna appartenente al suo staff che lo aveva accusato di molestie sessuali. “Secondo me ci sono gli estremi per colpevolizzare la vittima”, ha scritto Lever riferendosi a Boylan in un messaggio reso pubblico dall’ufficio del procuratore generale di New York.

Le molestie sessuali negli spazi digitali sono un problema fin dalla nascita di internet. Tuttavia, come ha osservato la beta tester che è stata palpeggiata su Horizon worlds, la natura immersiva della realtà virtuale aggiunge una dimensione del tutto nuova alla violenza. Il senso della realtà virtuale è far credere al vostro cervello che il vostro corpo sta effettivamente sperimentando una determinata cosa. Non devo essere certo io a dirvi quanto questo potrebbe diventare orribile in relazione alle molestie online. Eppure sono ancora in tanti a liquidare o sminuire senza starci troppo a pensare il concetto dell’abuso virtuale, solo perché non sono coinvolti corpi “reali”. Inoltre le normative sono meno aggiornate delle innovazioni e le molestie nella realtà virtuale ricadono in una zona grigia dal punto di vista legale. Come sottolinea la Mit Technology Review, non c’è neppure “un organismo esplicitamente responsabile dei diritti e della sicurezza di chi partecipa a qualsiasi cosa online, e meno che mai nei mondi virtuali”. Quelli come Zuckerberg vogliono farci pensare che il metaverso è il futuro, ma è solo un posto nuovo per vecchi problemi che nessuno sembra voler risolvere.

Notizie sul patriarcato dal mondo

Un’azienda casearia sudcoreana si scusa per aver paragonato le donne alle mucche La Seoul milk ha lanciato una pubblicità molto bizzarra in cui si vedeva un uomo riprendere di nascosto un gruppo di donne che poi si trasformavano in mucche. La cosa non è stata presa bene per una serie di ragioni evidenti, tra cui il fatto che la Corea del Sud ha grossi problemi con la molka, ossia la pratica di riprendere di nascosto le donne e caricare poi i video su siti a pagamento.

Politico indiano si scusa per aver detto che dovresti “startene buona e goderti” lo stupro “Si dice che quando lo stupro è inevitabile, la cosa migliore è startene buona e godertelo”, ha dichiarato il parlamentare K.R. Ramesh Kumar durante un dibattito sui diritti degli agricoltori nell’assemblea dello stato del Karnataka. A quanto pare un gruppo di parlamentari maschi lo ha trovato divertente e ha riso. Il politico ha poi presentato delle scuse poco convinte per quello che ha definito “un commento improvvisato”.

Chris Noth accusato di molestie sessuali da due donne Gli incontri, avvenuti a più di dieci anni di distanza tra loro, sono stati riportati nei dettagli e sono particolarmente inquietanti. In una dichiarazione a Hollywood Reporter l’attore di Sex and the city ha definito “categoricamente false” le accuse e ha affermato che gli incontri erano stati consensuali. Tuttavia Noth si trova già coinvolto in nuove accuse e sui social circola un ritaglio di giornale degli anni novanta in cui si riportano le accuse rivolte all’attore dalla sua ex moglie Beverly Johnson.

Claudette Colvin, pioniera dei diritti divili, ha la fedina penale pulita Tutti conoscono il nome di Rosa Park, ma potreste non aver mai sentito parlare di Colvin. Nel 1955, nove mesi prima che Parks venisse arrestata per non essersi alzata dal suo posto su un autobus, la quindicenne Colvin è stata accusata dello stesso “reato”. Come ha scritto Gary Younge, “secondo i dirigenti locali del movimento per i diritti civili Colvin era troppo scura, troppo povera e, dopo essere rimasta incinta, troppo compromessa” per diventare il volto del movimento. Parks era una “vittima più meritevole”. Non solo Colvin si è vista negare il suo posto nella storia, ma quell’incidente era rimasto sulla sua fedina penale. Oggi è stato finalmente eliminato. “Il mio nome è pulito”, ha dichiarato Colvin alla Cbs. “A 82 anni non sono più una giovane delinquente”.

Giornaliste indiane truffate con offerte di lavoro da “Harvard” Truffatori sconosciuti hanno fatto di tutto per cercare di ingannare delle importanti giornaliste indiane convincendole a lasciare il loro lavoro per assumere degli incarichi (del tutto falsi) ad Harvard. Nessuno sa perché queste donne siano state prese di mira, anche se circolano teorie su un possibile collegamento con le critiche espresse nei confronti del governo indiano. È una storia assurda che vale la pena di leggere.

Jacinda Ardern ha confermato tra una cosa e l’altra che in Nuova Zelanda possono riprendere le orge “Posso confermare che le relazioni su Tinder sono riaperte”, ha annunciato Ardern sulla tv nazionale. “Non sono citate esplicitamente nel sistema per la protezione dal covid, ma in zona rossa sono consentiti incontri fino a un massimo di 25 persone”.

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

Questo articolo è stato pubblicato dal Guardian.

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