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La fine del governo Draghi preoccupa l’Europa

Roma, 21 luglio 2022. Mario Draghi arriva al Quirinale per incontrare il presidente Sergio Mattarella. (Francesco Ammendola, Presidenza della repubblica/Reuters/Contrasto)

I tempi non potrebbero essere peggiori per l’Italia, per l’eurozona e per l’intera Unione europea (Ue). La sfiducia inflitta al presidente del consiglio Mario Draghi, durante una folle giornata in parlamento, mercoledì 20 luglio, seguita dall’annuncio delle sue dimissioni, che dovrebbero logicamente portare a nuove elezioni, arrivano mentre si accumulano problemi sulla penisola, a rischio di una preoccupante destabilizzazione.

Il paese, indebolito dal covid-19, appesantito da un debito impressionante e da tassi d’interesse proibitivi, può contare su circa 200 miliardi di euro del piano di emergenza europeo post pandemia di cui è, con la Spagna, il principale beneficiario. Il leader italiano, salito al potere nel febbraio del 2021, lui stesso ex presidente della Banca centrale europea (Bce), era considerato a Bruxelles la garanzia di una nuova fiducia per la realizzazione di riforme che avrebbero rimesso in carreggiata l’Italia, percepita come l’anello debole della zona euro.

Il crollo della coalizione che ha sostenuto Draghi arriva a poche ore dai delicati annunci della Bce, che cerca di mettere un freno al calo dei tassi di interesse sui debiti sovrani, per provare a frenare l’inflazione. La crisi arriva anche perché l’Italia, il cui consumo di gas si basa al 40 per cento sulle importazioni dalla Russia, sta subendo le conseguenze della guerra in Ucraina sulle sue forniture energetiche.

Un passato pesante
Questa “tempesta perfetta” è stata innescata dalla defezione di Forza Italia (il partito di destra di Silvio Berlusconi), della Lega (la formazione di estrema destra di Matteo Salvini) e del Movimento 5 Stelle, la formazione antisistema che, il 20 luglio, ha rifiutato di partecipare al voto di fiducia richiesto da Draghi al senato. Si è conclusa così l’esperienza paradossale per cui il parlamento più euroscettico della storia d’Italia conviveva con un presidente del consiglio che era la personificazione del salvataggio dell’eurozona dopo la crisi finanziaria del 2011, chiamato in soccorso dell’Italia nel 2021 per portare il paese fuori dall’emergenza covid-19.

Destabilizzante per l’eurozona, la crisi politica italiana è destabilizzante anche per l’Unione, che proprio in questo momento sta mettendo in atto uno storico piano di risanamento finanziato da un debito comune. La capacità di Mario Draghi di riformare lo stato italiano e utilizzare i fondi europei per rilanciare l’economia era considerata, soprattutto a Berlino, come una prova della validità di questa solidarietà europea.

Le sue dimissioni, in un momento in cui sono indeboliti altri due pilastri dell’Ue – il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron, il primo dalle conseguenze dell’aggressione russa in Ucraina, il secondo dalla perdita della maggioranza parlamentare – rappresentano un grave shock per il consolidamento dell’Unione, per la sua leadership e per la sua coesione sulla scena internazionale.

Inoltre lo scioglimento della coalizione di governo mette a nudo le estreme tensioni che l’Italia sta vivendo nei rapporti con la Russia. Dopo aver imposto una ferma politica di sanzioni nei confronti di Mosca, Mario Draghi si è scontrato con le posizioni filorusse dei suoi alleati, in particolare Lega e Forza Italia, e di parte degli imprenditori.

Il possibile ritorno al potere, nel bel mezzo delle preoccupazioni sulle riserve energetiche in vista dell’inverno, di queste formazioni che in passato sono state molto compiacenti nei confronti di Vladimir Putin, sarebbe uno sconvolgimento politico. Spetta agli italiani europeisti mobilitarsi e all’Unione europea agire con diplomazia per evitare questo scenario da incubo.

(Traduzione di Stefania Mascetti)

Questo articolo è stato pubblicato dal quotidiano francese Le Monde)

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