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Israele lascia Gaza senza energia elettrica

Beit Hanoun, nella Striscia di Gaza, 31 maggio 2021. (Felipe Dana, Ap/LaPresse)

Dieci giorni dopo il cessate il fuoco tra Israele e Hamas, le forniture di corrente elettrica nella Striscia di Gaza erano ancora limitate, proprio come durante la settimana e mezzo di ostilità. Fino alla sera di domenica 30 maggio l’elettricità c’era solo tre o quattro ore al giorno. Dal giorno dopo c’è per sei ore, seguite da dodici senza.

Questi numeri vanno confrontati con quelli precedenti all’inizio del conflitto, quando l’elettricità di solito era disponibile per otto ore consecutive. All’inizio della settimana la Striscia di Gaza ha ricevuto appena 116 megawatt da Israele e dalla locale centrale elettrica palestinese, rispetto ai circa 190 megawatt di prima della guerra (una quantità comunque non sufficiente a soddisfare la domanda locale di 500 megawatt).

La drammatica riduzione di energia a Gaza è dovuta soprattutto alla decisione del governo israeliano di sospendere le consegne di carburante alla centrale elettrica palestinese a Gaza, nel tentativo di aumentare la pressione su Hamas. In Israele cinque linee dell’alta tensione che fornivano elettricità a Gaza sono state danneggiate durante questi combattimenti. Le riparazioni sono state completate il pomeriggio del 30 maggio. Una fonte che lavora alla centrale elettrica di Gaza ha dichiarato al Centro per i diritti umani al-Mezan della Striscia di Gaza che come in passato è il Qatar a pagare il carburante usato dalla centrale, che normalmente arriva da Israele tramite il valico di Kerem Shalom, chiuso dal governo israeliano.

La guerra dei giorni scorsi ha causato alla rete elettrica del territorio di Gaza danni per circa 22 milioni di dollari

In seguito alle interruzioni di corrente e alla carenza di carburante, anche gli impianti per la depurazione delle acque reflue non stanno funzionando. Almeno centomila metri cubi di rifiuti non filtrati provenienti dalle fogne sono stati riversati ogni giorno nel Mediterraneo. Per lo stesso motivo anche gli impianti di purificazione dell’acqua e quelli di desalinizzazione funzionano solo parzialmente. Significa che centinaia di migliaia di abitanti di Gaza non hanno accesso all’acqua potabile.

La centrale elettrica locale sta erogando 45 megawatt invece dei suoi soliti 70. La paura è che, nei prossimi giorni, la produzione cali ulteriormente o si fermi del tutto. I generatori privati di quartiere, che di solito coprono i blackout, funzionano solo alcune ore al giorno, e a volte neanche quelle, visto che manca il gasolio. La situazione potrebbe peggiorare ancora se Israele non abbandonerà la sua attuale politica.

I tagli all’elettricità colpiscono anche gli ospedali di Gaza, che a loro volta dipendono dai generatori. Questo mette in pericolo i pazienti, tra cui ci sono le persone ferite nelle recenti ostilità e i casi più gravi tra i malati di covid-19. A Gaza l’uso di pannelli solari è aumentato, ma è destinato soprattutto al consumo domestico.

La guerra dei giorni scorsi ha causato alla rete elettrica del territorio di Gaza danni per circa 22 milioni di dollari (più o meno 18 milioni di euro). Nei giorni scorsi l’azienda palestinese incaricata della fornitura elettrica ha riparato le parti delle linee elettriche provenienti da Israele, sul lato del confine di Gaza. Ma l’azienda ha detto all’associazione umanitaria israeliana Gisha che, anche se dovesse trovare i soldi per i pezzi di ricambio necessari a fare le riparazioni, non sa quando saranno consegnati questi pezzi, perché Israele ha deciso di limitare il trasporto di beni diretti a Gaza solo alle merci necessarie per scopi “umanitari”.

La Israel electric corporation (Iec, la società elettrica israeliana) ha completato le riparazioni alla linee elettriche israeliane che riforniscono Gaza nel pomeriggio del 30 maggio. La Iec fornisce a Gaza 120 megawatt d’elettricità attraverso dieci linee elettriche. Cinque sono state danneggiate durante la guerra.

Le riparazioni sono cominciate il 23 maggio, due giorni dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco. Il lavoro è stato portato avanti anche se i dipendenti della Iec avevano minacciato di non completarlo fino a quando due civili israeliani dispersi e le spoglie di due soldati non fossero stati restituiti a Israele da Gaza. “La Iec tratta tutti i suoi clienti nello stesso modo. L’elettricità è un prodotto essenziale, non legato al conflitto”, ha risposto la compagnia elettrica quando le è stato chiesto se le riparazioni erano state sospese.

La Iec ha aggiunto che i danni erano notevoli e che ogni linea è stata colpita in vari punti. Per questo ci è voluto tanto tempo per individuarli e ripararli. L’azienda ha dovuto chiamare anche altri operai. E infatti, a partire dalla mattina del 31 maggio gli abitanti di Gaza hanno ricevuto sei ore di elettricità continua, seguite da dodici ore senza corrente, con un aumento delle forniture fino a 165 megawatt.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è uscito sul numero 1412 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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