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Dove nasce l’ossessione per la fertilità femminile e il numero 35

MirageC, Getty Images

Buone notizie, signore! Ci hanno ufficialmente garantito altri due anni di vita utile. Secondo una nuova ricerca pubblicata sul Journal of the American Medical Association, il numero di anni riproduttivi per le donne negli Stati Uniti è passato da 35 a 37,1.

La ricerca ha esaminato tendenze di sessant’anni nei cicli di vita riproduttiva e ha rilevato come l’età media della menopausa sia salita a fronte di un abbassamento dell’età della prima mestruazione.

Lo studio si riferiva agli anni riproduttivi, non all’età della donna, ma ha comunque scatenato un dibattito sul significato del numero 35 e la fertilità. Per molto tempo la soglia dei 35 anni è stata trattata come una sorta di precipizio per la fertilità. Una volta giunte a quell’età si è definite ufficialmente di “età materna avanzata” o “primipare attempate”. Si è oggetto di tragici avvertimenti su quanto sarà difficile restare incinta e su tutti i problemi che madre e neonato potrebbero avere in caso di gravidanza, che è subito etichettata come “ad alto rischio” e sottoposta a esami e accertamenti supplementari. Cercare di avere una gravidanza dopo i 35 anni è un processo spesso intriso di stress e giudizi.

Dati da aggiornare
La qualità degli ovuli cala con gli anni, questo è piuttosto chiaro, ma l’ossessione attuale per i 35 anni intesi come soglia di fertilità è superata e non ha basi scientifiche. Prendiamo per esempio in considerazione la citatissima statistica secondo cui una donna su tre tra i 35 e i 39 anni non riuscirà ad avere una gravidanza dopo un anno di tentativi. Volete sapere da dove vengono questi dati? Dalla Francia del 1700.

I ricercatori hanno esaminato una manciata di anagrafi parrocchiali con dati relativi a persone la cui aspettativa di vita era di circa trent’anni e ne hanno tratto queste statistiche. In un qualsiasi altro scenario quei ricercatori sarebbero stati messi in ridicolo. Poiché però questi dati servono a far vergognare le donne e a incutere loro timore, sono stati ripetuti all’infinito. Per inciso, sono disponibili dati più moderni e molto più confortanti.

A quanto pare è ancora onnipresente l’idea che gli uomini non abbiano orologi biologici e possano diventare padri a qualsiasi età

Una ricerca pubblicata nel 2004 che esaminava 770 donne europee ha rilevato che, facendo sesso almeno due volte alla settimana, il 78 per cento delle donne di età compresa tra i 35 e i 40 anni concepisce entro un anno, rispetto all’84 per cento delle donne tra i 20 e i 34 anni. L’Atlantic evidenzia come questi dati incoraggianti siano stati esclusi dall’opinione espressa nel 2008 dalla commissione dell’American society for reproductive medicine (Asrm) sull’età e la fertilità della donna, basata invece sui “più sinistri dati storici”. Qualche anno prima l’Asrm aveva inoltre lanciato una controversa campagna pubblicitaria per ricordare che “le donne tra i venti e i trent’anni hanno maggiori probabilità di concepire”.

La nostra attuale ossessione per il numero 35 considerato una specie di precipizio per la fertilità non è solo infondata dal punto di vista scientifico, ma anche poco utile. Come ha scritto di recente un ginecologo su Slate: “Questo pensiero monolitico genera stress e pregiudizi”. Poiché i medici usano questo limite massimo per orientare la cura delle pazienti, il risultato è che dopo i 35 anni si è sottoposte a un fuoco di sbarramento di ulteriori esami e terapie a volte non necessari. Il risultato è spesso una “cascata di cure” che possono arrecare più danni che benefici.

Anche il seme invecchia
Sapete chi non è trattato come inesorabilmente in declino dopo i 35 anni? Gli uomini. A quanto pare l’idea che gli uomini non abbiano orologi biologici e possano diventare padri a qualsiasi età è ancora onnipresente. Temo però che lo sperma non invecchi bene come il vino buono; la qualità dello sperma crolla con l’età degli uomini.

Ci sono studi che dimostrano come i bambini nati da padri più anziani abbiano maggiori probabilità di presentare problemi di salute, problemi psichiatrici e disturbi cognitivi. Secondo uno studio, gli uomini potrebbero essere gli unici responsabili del 20-30 per cento di casi di infertilità e contribuire al 50 per cento del totale dei casi. Però sono molti gli uomini sulla trentina ossessionati dall’idea di congelare lo sperma per mantenerne la qualità, giusto?

Dovremmo prendercela anche con il settore della plastica

Intendiamoci, non voglio suggerire che sarebbe giusto colpevolizzare gli uomini che hanno aspettato “troppo” prima di fare un figlio. È però giunto il momento di smetterla di colpevolizzare le donne. Se organizzazioni come l’Asrm vogliono che le donne abbiano figli prima, dovrebbero pensare a come rendere la genitorialità più accessibile dal punto di vista economico invece di ideare campagne allarmistiche.

E invece di additare le donne come colpevoli dell’infertilità, dovremmo prendercela con il settore della plastica. Si è ipotizzato che l’aumento dei tassi di infertilità potrebbe essere dovuto, tra le altre cose, al fatto che ogni settimana tutti noi ingeriamo una quantità di plastica pari a una carta di credito. La fertilità è qualcosa di complicato; è influenzata da una molteplicità di fattori e varia da individuo a individuo. Ma fissiamoci solo sui 35 anni, eh?

Notizie sul patriarcato dal mondo

Lo Utah costringerà gli uomini a sostenere metà delle spese della gravidanza. I futuri papà dovranno sostenere metà delle spese sanitarie che la mamma dovrà affrontare per la gravidanza e il parto. È la prima legge di questo tipo negli Stati Uniti. Sapete cosa sarebbe ancora meglio? Avere un servizio sanitario universale, in modo che fare un figlio non costi così tanto.

Il primo ministro pachistano incolpa l’abbigliamento delle donne per gli stupri. In Pakistan si è registrato un incremento di stupri. Secondo il primo ministro Imran Khan si tratta di una conseguenza naturale in “una società in cui la volgarità è in aumento”. I suoi commenti hanno indignato chiunque fosse dotato di cervello.

Il finto sito per adolescenti polacche dedicato alla bellezza aiuta le vittime di violenza domestica. Durante il lockdown sono aumentati i casi di violenza domestica. La diciottenne Krysia Paszko ha risposto con un sito che in apparenza vende cosmetici ma in realtà offre alle vittime di abusi un aiuto nascosto. “Mi sono ispirata a un’idea proveniente dalla Francia: chiedere in farmacia la maschera numero 19 in realtà significava segnalare di essere vittima di violenze”, ha raccontato all’Afp.

Tishaura Jones è la prima donna nera eletta sindaca di St. Louis. Una vittoria storica giunta sulla scia di un’altra vittoria storica. Un anno fa a Ferguson, Missouri, a una quindicina di chilometri da St. Louis, Etta Jones era stata la prima nera e la prima donna a essere eletta sindaca.

Vi presento delle donne a cui piace davvero la carne. Il gruppo Facebook Women carnivore tribe (la tribù delle donne carnivore) ha 27mila iscritte e iscritti. Secondo alcune, una dieta a base di carne contrasta gli stereotipi di genere. Personalmente non sono del tutto convinta che mangiare una bistecca sia un modo costruttivo di mettere in pratica il femminismo.

Intervista all’uomo che continua a caricare la foto dei piedi di una giornalista su wikiFeet. Non avevo idea di cosa fosse wikiFeet prima di leggere questo inquietante (ma geniale) articolo, e la mia vita era migliore.

La settimana nel pain-triarcato. In Texas una donna che aveva le unghie più lunghe del mondo – a un certo punto erano lunghe quasi 5,7 metri – se le è finalmente tagliate dopo trent’anni. Un modo doloroso e schifoso di far entrare il proprio nome nei libri di storia, ma contenta lei…

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

Questo articolo è uscito sul quotidiano britannico The Guardian.

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