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La diplomazia è impotente anche in Corea del Nord

Un raduno a Pyongyang per celebrare la riuscita di un test nucleare, il 13 settembre 2016. (Kcna/Reuters/Contrasto)

In Siria la diplomazia è impotente perché la Russia vuole schiacciare i ribelli prima di avviare qualsiasi negoziato, ma ci sono altri casi di stallo diplomatico, per esempio quello della Corea del Nord.

Le sperimentazioni nucleari e lo sviluppo di missili a medio raggio da parte di Pyongyang preoccupano i vicini e irritano la Cina, gli Stati Uniti e tutte le grandi potenze. La Corea del Nord è un paese senza veri alleati, governato da una dittatura ereditaria e grottesca unanimemente considerata ripugnante, ma purtroppo, davanti alle minacce di questo stato paria, il mondo è impotente come lo è in Siria.

Bombardare la Corea del Nord non cambierebbe nulla. Teoricamente sarebbe possibile inviare truppe sul campo per rovesciare la dittatura, ma oltre al fatto che nessuno vuole morire per Pyongyang, un singolo stato non potrebbe prendere questo genere di iniziativa senza un mandato internazionale. Per quanto possa essere giustificato, un intervento in uno stato sovrano ha bisogno del via libera del Consiglio di sicurezza dell’Onu, come quello dato per la Libia e colpevolmente ignorato dagli Stati Uniti dopo l’avventura in Iraq. In questo momento non esiste una maggioranza al Consiglio di sicurezza in favore di un intervento in Corea del Nord.

Pechino perde la pazienza
Tra l’altro nessuno si azzarda a proporre una soluzione di questo tipo. Gli Stati Uniti, per quanto alleati e protettori del Giappone e della Corea del Sud (due possibili bersagli dei missili nordcoreani) sanno bene che la Cina non vorrebbe mai vedere le loro truppe alla frontiera, nemmeno temporaneamente.

Quanto alla Cina, Pechino sta perdendo la pazienza nei confronti di Pyongyang e non ha più alcuna complicità con la famiglia Kim, che con la sua caduta scatenerebbe un flusso di profughi che i cinesi non vogliono vedere e creerebbe le condizioni per una riunificazione delle Coree e, a lungo termine, per la nascita di una grande potenza coreana alleata degli Stati Uniti.

E il Giappone? La volontà di proteggere la sicurezza nazionale spingerebbe i giapponesi a voler mettere fine alle provocazioni nordcoreane, ma i coreani del sud e del nord hanno un ricordo fin troppo vivo dell’occupazione nipponica del secolo scorso, dunque il Giappone è l’ultimo paese a poter chiedere un intervento, tanto più che la riunificazione delle Coree non alletta nemmeno Tokyo.

La Corea del Sud? Certo, avrebbe l’interesse a chiedere un intervento, se non fosse che il paese è ormai diventato una potenza industriale con un tenore di vita considerevolmente migliorato. La verità è che i sudcoreani non hanno alcuna voglia di scatenare una guerra per liberare i loro cugini del nord, rischiando tra l’altro di vederli arrivare in massa sul loro territorio.

Terzo della sua dinastia, Kim Jong-un non ha di che preoccuparsi. Solo un colpo di stato potrebbe farlo cadere, perché in mancanza di una convergenza di interessi tra le grandi potenze internazionali e regionali, la diplomazia è bloccata tanto quanto lo è in Siria.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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