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Trump non potrà mantenere tutte le sue peggiori promesse

Donald e Melania Trump con Paul Ryan, presidente della camera dei rappresentanti, a Capitol hill, Washington, il 10 novembre 2016. (Joshua Roberts, Reuters/Contrasto)

A questo punto bisogna lasciare che le cose seguano il loro corso. L’elezione di Donald Trump ha creato una situazione del tutto nuova e potenzialmente pericolosa e instabile. Il nuovo presidente potrebbe togliere a decine di milioni di americani la copertura sanitaria che Barack Obama era riuscito a estendere; potrebbe far espellere centinaia di migliaia di clandestini i cui figli sono cittadini americani e la cui presenza è indispensabile per l’economia degli Stati Uniti, e si appresta a regalare (per molto tempo) il controllo della corte suprema all’America più conservatrice.

Sulla scena internazionale la situazione è ancora più preoccupante. Trump potrebbe infatti alimentare nuove tensioni in Medio Oriente spostando l’ambasciata americana in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme; potrebbe cercare un’intesa con Putin sulla pelle dei siriani e degli ucraini; potrebbe danneggiare l’Alleanza atlantica mettendo fine all’automaticità della solidarietà dei suoi componenti in caso di aggressione esterna; potrebbe rafforzare le ambizioni egemoniche della Cina in Asia scatenando una guerra commerciale con Pechino. E la lista potrebbe andare avanti.

Tutti questi scenari sono plausibili e potrebbero realizzarsi molto rapidamente, ma è anche vero che il presidente Trump non potrà fare tutto quello che il candidato Trump aveva promesso. Per questo, prima di prepararsi al peggio, è meglio aspettare e vedere quali saranno le sue scelte per i ruoli chiave. Ma c’è un’altra urgenza: in questo momento dobbiamo evitare di farci “trumpizzare” adottando i concetti e le parole di quest’uomo, di questo nuovo eroe dell’estrema destra occidentale.

L’hanno votato anche i ricchissimi, sedotti dalla promessa di un taglio delle tasse

Quando Donald Trump mette sistematicamente l’uno contro l’altra il popolo (di cui sarebbe difensore) e l’élite corrotta, dice tre bugie in una volta sola. La prima è che un miliardario erede di un immenso patrimonio e abilissimo nel sottrarsi al fisco non può essere l’incarnazione della virtù né della volontà popolare. La seconda è che avere una laurea non significa automaticamente essere un imbecille, un bastardo o entrambe le cose. La terza, infine, è che a votarlo non sono stati solo gli emarginati, ma anche i ricchi e i ricchissimi, sedotti dalla promessa di un taglio delle imposte.

Trump e i suoi amici mentono anche quando sostengono che i mezzi d’informazione e tutti i leader politici hanno ignorato le vittime della nuova economia. Per capire fino a che punto sia falso basta aprire i giornali e ricordarsi che preoccuparsi dei più svantaggiati non significa vendere false speranze, false soluzioni e false spiegazioni per il loro innegabile impoverimento.

Quando Trump addossa tutti i mali del mondo operaio al libero scambio, infine, dimentica che questi mali derivano prima di tutto dalla riduzione della presenza dello stato e dalla deregolamentazione che i governi non intendono combattere. Un ritorno al protezionismo non risolverebbe niente. Al contrario, peggiorerebbe le cose.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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