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I laburisti britannici pagano la crisi della sinistra europea

Jeremy Corbyn, leader del partito laburista, tra i suoi sostenitori a Huddersfield, Regno Unito, il 16 maggio 2017. (Darren Staples, Reuters/Contrasto)

Ora i laburisti hanno un programma. A tre settimane dalle elezioni anticipate convocate l’8 giugno prossimo dalla premier conservatrice Theresa May per rafforzare la sua maggioranza in vista del negoziato con l’Unione sulle condizioni della Brexit, il Labour ha operato una netta svolta a sinistra.

Il partito vuole nazionalizzare l’acqua, le poste, le ferrovie e diversi settori energetici. Inoltre intende aumentare di un terzo la retribuzione oraria minima portandola a dieci sterline, circa 12 euro. I laburisti propongono di assegnare l’equivalente di 35 miliardi di euro in più al sistema sanitario pubblico. Nel campo dell’istruzione vorrebbero cancellare le tasse universitarie e ripristinare gli aiuti statali e assumere diecimila poliziotti, tremila guardie carcerarie, tremila pompieri e 500 agenti di frontiera.

Dove trovare i soldi?
Dopo gli anni di Thatcher, Blair e Cameron, niente di tutto ciò appare del tutto impossibile. Il Regno Unito ha effettuato talmente tanti tagli al bilancio dei servizi pubblici e ha talmente ridotto gli stipendi nel pubblico impiego che una ventata di solidarietà sociale sarebbe assolutamente necessaria. Ma il conto di questo programma laburista ammonterebbe a quasi 49 miliardi di sterline, più di 56 miliardi di euro. Dove trovarli?

Per i laburisti la risposta è chiara: nelle tasche dei ricchi, dei ricchissimi e delle classi medio-alte, i cui componenti sono molto più numerosi dei multimiliardari e che vedrebbero sensibilmente aumentare le loro tasse. Bene, forse è il momento di far pagare i più agiati dopo aver fatto pagare a lungo i più poveri.

Salvo un miracolo i laburisti perderanno le elezioni

Nel Regno Unito, d’altronde, la sinistra è il partito del lavoro, ma resta il fatto che con un simile programma i laburisti non hanno molte possibilità di recuperare lo svantaggio nei confronti dei conservatori, che stuzzicano la fantasia popolare promettendo che tutto andrà meglio con la Brexit, dai salari alle tasse. Tutto è possibile e non possiamo escludere grandi sorprese, ma salvo un miracolo i laburisti perderanno le elezioni e aggiungeranno la loro sconfitta alla crisi generale delle sinistre europee.

Anche in Germania la socialdemocrazia sta perdendo terreno. All’inizio dell’anno, spinti dalla scelta del loro nuovo leader, l’ex presidente del parlamento europeo Martin Schulz, i socialdemocratici avevano superato i cristianodemocratici di Angela Merkel nei sondaggi chiedendo una ridistribuzione sociale delle eccedenze di bilancio di cui la Germania beneficia.

Una vittoria della sinistra tedesca alle elezioni di settembre era improvvisamente apparsa possibile, ma i socialdemocratici hanno poi perso tutte le elezioni regionali successive. L’Spd deraglia, e il motivo è che l’elettorato non vuole vedere i socialdemocratici al potere in coalizione con la sinistra radicale, perché per i tedeschi sarebbe una svolta a sinistra eccessiva. In Francia sappiamo come vanno le cose, con un Partito socialista sempre più marginale. La sinistra perde colpi in tutta Europa, perché l’Europa e tutto il mondo stanno virando a destra.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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