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Un giorno nero nella lotta al riscaldamento globale

Si è ritirato dagli Accordi di Parigi, senza sorprendere nessuno. Nei giardini verdi e soleggiati della Casa Bianca, davanti a un parterre di parlamentari a lui vicini, Donald Trump ha annunciato la sua “ritirata” incassando una salva di applausi, ma non è questo il punto fondamentale.

Il presidente americano ha poi ribadito di non essere stato eletto “per rappresentare gli abitanti di Parigi, ma quelli di Pittsburgh”, sottolineando che l’Accordo avvantaggia l’India e la Cina a scapito degli Stati Uniti e che il mondo “smetterà di ridere di noi”, ovvero della presunta ingenuità degli americani.

Trump ha insistito e si è ripetuto. “È arrivato il momento di mettere Youngstown Ohio, Detroit Michigan e Pittsburgh Pennsylvania davanti a Parigi Francia”, perché “non voglio che niente ostacoli il nostro cammino”, quello del risanamento dell’economia americana, che a sentire Trump sarebbe partito dal momento della sua elezione.

È il Trump della campagna presidenziale quello che ha parlato davanti allo studio ovale, ricordando le sue promesse elettorali e presentandosi come difensore dei “dimenticati”, dei minatori e degli operai dell’industria pesante di cui vorrebbe salvare i posti di lavoro con questo passo indietro che, a sentire lui, non rappresenta affatto una minaccia per l’ambiente.

Giovedì il presidente degli Stati Uniti sembrava ancora in campagna elettorale, ma perché si comporta così dato che è già stato eletto? La risposta è semplice. Trump vuole mobilitare nuovamente la sua base elettorale per affrontare le difficoltà sempre maggiori causate dai legami stretti l’anno scorso tra la sua squadra e l’ambasciata russa a Washington. “L’America prima di tutto”, ha ripetuto. La sfida lanciata al resto del mondo, agli altri 194 paesi che hanno firmato l’Accordo di Parigi, serve a creare attorno a lui uno slancio sovranista e nazionalista che possa proteggerlo.

Donald Trump divide l’America e perfino la sua amministrazione, e soprattutto ha accentuato la rottura tra gli Stati Uniti e l’Europa

È una strategia che potrebbe funzionare nei confronti di una frangia dei suoi elettori. Trump guadagnerà un po’ di popolarità ma molte città e stati degli Stati Uniti non lo seguiranno, e malgrado tutto tenteranno (come Pittsburgh) di rispettare l’Accordo che il presidente ha rinnegato. Le industrie dell’alta tecnologia e il settore energetico disapprovano la decisione di Trump, l’uomo che hanno combattuto fino all’ultimo secondo, come d’altronde il capo della diplomazia americana.

Donald Trump divide l’America e perfino la sua amministrazione, e soprattutto ha accentuato la rottura tra gli Stati Uniti e l’Europa. Giorno dopo giorno, il vecchio continente alza i toni contro Washington e, Germania in testa, si riavvicina alla Cina, i cui leader difendono l’Accordo di Parigi.

Giovedì 1 giugno 2017 resterà nella storia come un giorno nero nella lotta al riscaldamento globale. È l’intero pianeta che quest’uomo sta mettendo a repentaglio rovinando anni di sforzi internazionali. A breve termine Donald Trump accentua brutalmente il caos politico mondiale indebolendo ulteriormente l’Alleanza atlantica, svalutando gli Stati Uniti e sacrificando tutto sull’altare di un miserabile tentativo di salvare una presidenza che rischia seriamente di affondare.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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