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Parigi e Pechino approfittano del caos creato da Trump 

Un uomo della sicurezza all’interno della Grande sala del popolo a Pechino, in Cina, durante la sessione plenaria dell’assemblea nazionale, marzo 2016. (Damir Sagolj, Reuters/Contrasto)

Non c’è solo la vita politica. In Cina, dove l’8 gennaio comincia una visita di tre giorni, Emmanuel Macron beneficerà della perplessità internazionale suscitata da Donald Trump, del relativo stallo della Germania dovuto alle trattative per la formazione del nuovo governo e della messa tra parentesi del Regno Unito a causa della Brexit.

Evidentemente il presidente francese al momento non ha concorrenti occidentali sulla scena internazionale, dove ha assunto il ruolo di principale interlocutore dell’Africa, del Medio Oriente e dell’Asia.

Non durerà in eterno, ma oltre al fatto che questa situazione potrebbe prolungarsi per qualche anno, permettendo a Macron di ottenere grandi risultati politici e commerciali, la Francia beneficia doppiamente da questa visita presidenziale a Xi’an e a Pechino.

Battaglie comuni
Innanzitutto Xi Jinping, onnipotente presidente cinese a cui il congresso del Partito comunista ha appena rinnovato il mandato per cinque anni, condivide due grandi obiettivi con Macron.

Come il presidente francese, che l’ha trasformata in una missione dopo il passo indietro di Trump, Xi vuole salvare l’accordo di Parigi sulla lotta contro il riscaldamento globale, perché le città cinesi sono diventate irrespirabili e la difesa dell’ambiente è l’unico argomento che oggi potrebbe mobilitare e alimentare un’opposizione politica in Cina.

Su questo terreno la Francia e la Cina sono già alleate. La seconda battaglia comune è la difesa del multilateralismo, delle regole e delle istituzioni (a cominciare dall’Onu) attraverso le quali i diversi stati del pianeta hanno deciso di prendere le loro decisioni in comune nel rispetto degli obiettivi fissati.

Donald Trump non fa mistero di voler prendere le distanze da questo multilateralismo, mentre cinesi e francesi vogliono proteggerlo perché lo considerano una garanzia contro il caos dei rapporti di forza e perché gli permette di ricoprire un ruolo internazionale più importante di quello che avrebbero da soli.

Il secondo asso nella manica di Macron in questa visita cinese è che la Francia oggi è la prima forza di rinnovamento nell’Unione europea, un mercato composto da cinquecento milioni di persone che è fondamentale per i cinesi tanto quanto il mercato cinese lo è per gli europei.

Per questo motivo a Pechino il presidente francese parlerà degli scambi franco-cinesi, dei rapporti sino-europei e di tutti gli argomenti caldi sulla scena internazionale.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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