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Le nuove lotte dei lavoratori tedeschi

Una manifestazione dei lavoratori della Ig Metall ad Amburgo, il 24 gennaio 2018. (Daniel Bockwoldt, Ap/Ansa)

In posizione di forza, i sindacati alzano la voce. Dopo il nuovo fallimento, il 27 gennaio, della trattativa con i datori di lavoro, la potente federazione tedesca della metallurgia, Ig Metall, ha proclamato uno sciopero di 24 ore a metà settimana in oltre 250 aziende.

Se la protesta non porterà un avvicinamento concreto ai due obiettivi del sindacato – un aumento del 6 per cento dei salari e la possibilità di lavorare per due anni 28 ore la settimana – Ig Metall è pronta a proclamare uno sciopero generale illimitato in tutto il settore metallurgico, fiore all’occhiello dell’industria e delle esportazioni tedesche.

Anche i sindacati dei servizi e del settore pubblico sono entrati in azione, e in sostanza la gran parte del mondo del lavoro salariato tedesco è impegnata in un braccio di ferro sia a livello privato sia con il governo.

Casse piene
La battaglia si annuncia molto dura e rischia di essere anche molto lunga. Al momento i sindacati sembrano in vantaggio, non solo perché Ig Metall dispone di un fondo per lo sciopero di più di 560 milioni di euro. Le riserve di denaro aiutano, ma la grande forza dei lavoratori e delle loro federazioni è che il tasso di disoccupazione è sceso al 5,7 per cento a dicembre e che lo stato ha le casse piene, così come le aziende.

Non solo i datori di lavoro non possono sostenere che le rivendicazioni dei lavoratori metterebbero in pericolo l’equilibrio delle loro attività e del bilancio dello stato, ma la manodopera comincia a scarseggiare. Le organizzazioni finanziarie internazionali, le capitali europee e la maggior parte degli economisti chiedono da tempo un aumento dei salari e dei consumi tedeschi in modo tale che la Germania possa trainare la crescita in Europa e riduca le sue eccedenze commerciali.

Per creare il governo con l’Spd Merkel dovrà per forza andare incontro ai sindacati

Alla fine, probabilmente, i sindacati tedeschi la spunteranno, anche se magari non su tutta la linea. Questo ci spinge a fare tre considerazioni. La prima è che dagli anni ottanta non era mai accaduto che il rapporto di forze tra capitale e lavoratori fosse a vantaggio dei secondi in uno dei grandi paesi sviluppati. La seconda è che questa situazione è stata permessa dal successo delle riforme liberali introdotte in Germania all’inizio del decennio che, riducendo la disoccupazione, hanno finito con l’aumentare il potere dei lavoratori.

La terza, infine, è che se Angela Merkel vuole portare a termine il suo negoziato con i socialdemocratici dovrà inevitabilmente andare incontro ai lavoratori, perché in caso contrario l’Spd non potrebbe accettare di far parte di una grande coalizione. Indebolita dalle ultime elezioni, la sinistra tedesca è paradossalmente in posizione di forza sulla scia dei sindacati. Anche perché senza la sinistra, in Germania oggi non può esistere un governo.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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