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Il paragone con il nazismo non aiuta a capire Israele

Soldati israeliani durante una protesta di palestinesi contro la costruzione di un nuovo insediamento israeliano vicino a Nablus, in Cisgiordania, febbraio 2017. (Mohamad Torokman, Reuters/Contrasto)

È un testo che provoca parecchia inquietudine. In un commento pubblicato il 19 febbraio da Le Monde, lo storico israeliano Zeev Sternhell, specialista riconosciuto del fascismo europeo, scrive che in Israele “avanza sotto i nostri occhi un razzismo vicino a quello degli albori del nazismo”.

Chiaramente Sternhell non sostiene che nel suo paese esista una volontà di sterminare i palestinesi paragonabile a quella dei nazisti nei confronti degli ebrei. Al contrario, sottolinea che nemmeno i nazionalisti israeliani più estremisti vorrebbero “attaccare fisicamente i palestinesi”. Quello che lo storico denuncia è il pericolo dell’affermarsi di un meccanismo, ricordando che prima di concepire il genocidio degli ebrei, i nazisti gli avevano negato i diritti umani e civili.

In questo modo Sternhell si schiera contro la colonizzazione dei territori occupati, contro la negazione dei diritti di cui i palestinesi sono quotidianamente vittime e soprattutto contro il progetto, accarezzato sempre più apertamente da una parte della destra al potere, di annettere la Cisgiordania.

Disuguaglianza legalizzata
Per i difensori di questo progetto l’obiettivo non è creare un unico stato in cui i palestinesi di Cisgiordania diventerebbero cittadini di Israele come lo sono gli arabi che vivono all’interno dei confini dello stato ebraico. Nient’affatto. Lo scopo dell’estrema destra israeliana è quello di creare un unico stato in cui i palestinesi non godrebbero dello status di cittadini, ma solo di “residenti”, ovvero senza diritto di voto.

Non siamo ai livelli del nazismo. Diversamente da quanto sembra pensare Sternhell, questo atteggiamento non sfocia in una politica di sterminio. Ma in ogni caso significherebbe legalizzare una situazione di chiara disuguaglianza tra cittadini israeliani e residenti palestinesi, creando una sorta di apartheid. Inevitabilmente una simile situazione alimenterebbe violenze sempre più efferate e irreparabili.

Il progetto dell’estrema destra israeliana non è solo contrario al diritto internazionale. È pericoloso per i palestinesi ma anche per Israele, che perderebbe rapidamente la legittimità morale e gli appoggi internazionali.

Il campanello d’allarme suonato da Sternhell è più che giustificato, ma è triste che abbia pensato di dover dare forza al suo ragionamento attraverso un paragone con gli inizi del nazismo. In questo modo, infatti, lo storico si priva della possibilità di farsi capire dagli israeliani, fornendo un pretesto a siti e gruppi nauseabondi. In altre parole, questo paragone ha danneggiato una causa giusta e necessaria.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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