Una ballata di Frank Ocean e altre canzoni per il weekend
Frank Ocean, Ivy
Nei giorni scorsi si è parlato molto di Blonde, il nuovo album di Frank Ocean. Come spesso succede, il modo in cui è stato pubblicato il disco ha quasi fatto passare in secondo piano la musica, come ha fatto notare il mio collega Daniele Cassandro. Peccato, perché le canzoni sono ottime. Frank Ocean è un’eccezione nell’r&b contemporaneo: è schivo, evita il machismo e vive la sua sessualità in modo fluido. Da un punto di vista musicale, Blonde conferma tutte le qualità mostrate in Channel orange e se possibile le rafforza. È un disco che suona etereo, a tratti quasi sommesso, ma è pieno di melodie ottime. Sono pronto a scommettere (su chi ha suonato cosa in questo disco non c’è ancora chiarezza) che in diversi brani ci sia la chitarra di Jonny Greenwood dei Radiohead. E se non è lui, è qualcuno che lo imita molto bene. Ivy è la canzone che fin da subito mi ha colpito di più: racconta la fine di una storia d’amore, è straniante e delicata.
Syd Arthur, Sun rays
C’è una cosa bella dei Syd Arthur: sembrano usciti da un’altra epoca. Dalla fine degli anni sessanta magari, quando le band della scena di Canterbury hanno fatto il loro esordio. Chiaro, questo è il loro pregio ma anche il loro limite. Con il nuovo brano Sun rays, che anticipa l’album Apricity in arrivo a ottobre, la band britannica ha deciso di dare un po’ un taglio al passato: si è hipsterizzata, aggiungendo al suo suono un po’ nostalgico dei soffici synth e dando alle sue chitarre un sapore surf. Il brano, come suggerisce anche il titolo, è più estivo rispetto ai precedenti.
Wolf Parade, Mr. Startup
I canadesi Wolf Parade sono un’ottima band, non molto famosa dalle nostra parti ma apprezzata nel Nordamerica. Formatisi nel 2003, hanno pubblicato solo tre album ma tutti di buon livello (su tutti At mount zoomer). All’inizio dell’anno, dopo una pausa di cinque anni, la band si è riunita e ha pubblicato Ep 4. Nei giorni scorsi il gruppo è stato ospite della trasmissione Conan, dove ha sonato Mr. Startup.
Son Little, State trooper
Son Little, vero nome Aaron Livingston, è figlio di un predicatore e di un’insegnante di Los Angeles. Si è trasferito prima a New York e poi nel New Jersey. È giovane, ma conosce già molto bene la musica americana, a giudicare da come spazia tra i diversi generi. Qui coraggiosamente affronta uno dei brani cardine di Nebraska, il capolavoro acustico di Bruce Springsteen. E non se la cava affatto male. State trooper, per stessa ammissione del Boss, è un omaggio a Frankie teardrop dei Suicide, la band del compianto Alan Vega.
Thom Yorke, Bloom
Il 5 dicembre 2015 a Parigi si è tenuto Pathway to Paris, un concerto organizzato in contemporanea con il vertice sul clima che è diventato anche un album in vendita per beneficenza. All’evento hanno partecipato, tra gli altri, Patti Smith, Warren Ellis e Flea dei Red Hot Chili Peppers. C’era anche Thom Yorke, cantante dei Radiohead, da sempre impegnato nella battaglia contro i cambiamenti climatici. A Parigi Yorke ha suonato due brani al tempo inediti (oggi li conosciamo come The numbers e Desert island disk) e ha regalato una splendida versione di Bloom per voce, piano e loop. Lo dico da tempo agli scettici: questo è uno dei pezzi più belli della discografia dei Radiohead e The king of limbs è un album sottovalutato.