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La playlist di fine anno

Taylor Swift. (Beth Garrabrant)

Redattori e collaboratori che curano le pagine musicali di Internazionale hanno preparato una playlist di buon auspicio per il 2023, con dentro alcuni brani di quest’anno che gli sono piaciuti particolarmente. Qui sotto sono in ordine alfabetico. La playlist invece è su Spotify, con i pezzi in un ordine diverso.

Giovanni Ansaldo, editor di musica e opinioni
Covivi, Moonchild Sanelly
Dall’Africa negli ultimi anni stanno arrivando diverse cose interessanti, capaci di parlare anche alle nostre orecchie occidentali. Un esempio in questo senso è Moonchild Sanelly, rapper e ballerina sudafricana che canta usando principalmente la lingua xhosa. Ho scoperto per caso questo pezzo, estratto dall’album Phases, durante un dj set della cantante Majuri un bar di Massa Martana, un piccolo paese in Umbria. E l’ho ascoltato parecchio negli ultimi mesi. Grazie Majuri.
Jackie down the line, Fontaines D.C.
Gli irlandesi Fontaines D.C. hanno fatto uno dei dischi più belli del 2022, e questo singolo che saccheggia Bigmouth strikes again degli Smiths è irresistibile. Grian Chatten è un frontman e paroliere notevole, capace di far apprezzare il rock anche alla generazione Z. E quel modo di cantare un po’ strascicato alla Liam Gallagher mi ricorda quando ero ragazzino.

Daniele Cassandro, editor di cultura e responsabile di Internazionale extra
Wuthering heights, Cécile McLorin Salvant
Cécile McLorin Salvant è una delle cantanti jazz più innovative degli ultimi anni. La sua cover di Wuthering heights di Kate Bush è un buon esempio del lavoro, musicale e teatrale, che lei è in grado di fare su pezzi che sono ormai i nuovi standard.
2 die 4, Tove Lo
La svedese Tove Lo è l’unica popstar di oggi che parla di sesso e di relazioni in modo realistico e a volte spietato. 2 die 4 è demenziale, irresistibile pop dance con un campionamento archeologico di Popcorn, uno dei primissimi singoli di pop elettronico (1972).

Giovanna D’Ascenzi, photo editor
Masquerade, Beach House
Quando traduco le recensioni dei dischi per le pagine di Internazionale, mi imbatto spesso in termini come infectious (contagioso) e intoxicating (inebriante), che nei vari casi sono usate con un’accezione positiva. Ecco, questo brano tratto dall’ultimo album del duo di Baltimora rende bene l’idea.
Running away, Cate Le Bon
L’artista gallese prosegue il suo percorso obliquo e un po’ dadaista tra il pop e l’art rock e quest’anno ci ha regalato un disco, Pompeii, nato in lockdown a Joshua Tree, infestato da desideri e interrogativi.

Claudia Durastanti, scrittrice e traduttrice. Cura la rubrica Canzoni
Ghost in the machine, SZA feat Phoebe Bridgers
Un brano sbilenco e incantevole, che tiene insieme una malinconia rnb quasi vintage (dieci anni fa le radio inglesi erano invase da basi così) e l’emo atmosferico di Phoebe Bridgers per un testo pieno di graffi.
All the good times, Angel Olsen
Se c’é un pezzo che può tenere insieme tutta la mistica spezzacuore e campestre di Dolly Parton, Lucinda Williams e Joan Baez è questo qui, l’equivalente di una porta sbattuta con gentilezza e senza neanche troppo rammarico.

Patrizio Ruviglioni, collaboratore
Tienaté, Nu Genea
I Nu Genea sono gli outsider del pop italiano nel 2022. Dalla stagnazione della trap e dell’itpop escono recuperando il funk degli anni settanta della loro Napoli, per unirlo al resto della tradizione mediterranea di ieri e di oggi. E, da indipendenti, hanno successo in tutto il mondo.
Moonwalk, Cesare Cremonini
Se il pop mainstream italiano ha ancora qualcosa da dire è per Cesare Cremonini, che riempie gli stadi con melodie raffinate e arrangiamenti di classe. La ragazza del futuro non è il suo miglior disco, ma Moonwalk ‒ una Poetica 2.0, sugli ultimi giorni di vita del padre ‒ è tra i brani dell’anno.

Jonathan Zenti, designer di audio. Cura la rubrica Podcast
Midnight rain, Taylor Swift
Finite le distanze (anche intellettuali) pandemiche, Taylor Swift e Jack Antonoff sono tornati nello studio/stanzetta di Brooklyn e si sono rimessi a fare quello che sanno fare meglio: lei ha scritto canzoni facili impossibili da non canticchiare, lui ha dato un vestito sofisticato e innovativo giocando con le sue macchinette musicali, questa volta in chiave dream-pop da tarda serata. Il risultato è il discoche ha fatto sia più stream in un giorno su Spotify, sia ha venduto il maggior numero di copie su vinile di sempre. In questa canzone Swift si mette sotto le coperte con una voce sottile e vellutata, mentre Antonoff la rincorre con una lavalamp di oscillatori che sembrano instancabili fantasmini.
River of mercy, Tears For Fears
La new wave ultramelodica del duo britannico si prende un momento di pausa per perdonarsi tutto quello che ha combinato nella vita. Una canzone che parte con le sirene registrate per strada e s’immerge in un gospel battesimale che toglie tutti i peccati del mondo. “If by magic, you mean the ocean. If by tragic, you mean the end”. Un fiume di perdono nei confronti di se stessi, necessario per guardare avanti e fare nuove scelte coraggiose.

Questo articolo è tratto dalla newsletter settimanale Musicale, che racconta cosa succede nel mondo della musica. Ci si iscrive qui.

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