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Il dibattito sulle unioni civili in Italia

Il senato ha approvato il disegno di legge Cirinnà, modificato dopo l’accordo all’interno della maggioranza di governo

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Sulle unioni civili ci sono solo due buone notizie

Una manifestazione per le unioni civili a Roma, il 24 febbraio 2016. (Filippo Monteforte, Afp)

Se il disegno di legge Cirinnà, nella versione aggiornata, dovesse passare il vaglio del senato, per le coppie gay e lesbiche ci sarebbero almeno due notizie buone. Non dovrebbero – grazie all’intervento del famoso libertino Angelino Alfano – sottostare all’“obbligo di fedeltà”, riservato ancora una volta alle povere coppie etero (che, speriamo, faranno pagare questa discriminazione al leader del Nuovo centrodestra nelle urne elettorali). E disporrebbero del divorzio lampo: mentre per gli etero rimane un vero calvario disfarsi del coniuge, per gay e lesbiche per separarsi basta una firma davanti all’ufficiale di stato civile.

Ma le buone notizie finiscono qui. In queste settimane la classe politica italiana ha colto un’altra occasione per mettere in scena uno spettacolo brutto e surreale, che è riuscito ad allontanare ulteriormente gli elettori dagli eletti.

Giustamente Matteo Renzi davanti alla stampa estera si è lamentato che il paese aspetta ormai “da decenni” una legge decente sulle unioni civili (anche se lui stesso aspetta da molto meno: nel maggio del 2007, con la sua presenza al Family day, contribuì ad affossare i timidi tentativi del governo Prodi di legiferare in materia).

E giustamente tanti elettori, soprattutto ma non solo del centrosinistra, si aspettano una legge che metta l’Italia al passo con l’Europa, un’Europa in cui perfino i cattolicissimi irlandesi hanno recentemente votato, con una maggioranza schiacciante, a favore dei matrimoni omosessuali (e parliamo di matrimoni veri, senza aggiustamenti alfaniani in merito a obblighi di fedeltà, divorzi lampo, adozioni).

Anche in Italia c’erano tutte le condizioni per arrivare a una soluzione simile, magari rinunciando alla parola “matrimonio”, invisa sia alla Conferenza episcopale sia al presidente della repubblica. C’erano, soprattutto, tutte le condizioni per legiferare in maniera limpida su una materia certo controversa ma sulla quale tanto nel parlamento quanto nel paese ormai le maggioranze sono consolidate.

Il vero dramma si è svolto sul versante delle forze a prima vista unite nel volere la legge: il Partito democratico e il Movimento 5 stelle

Invece no. Dobbiamo assistere non a un confronto parlamentare schietto, che metta a confronto chi è pro e chi è contro le unioni civili, ma a uno spettacolo torbido, fatto di sgambetti, di tatticismi, di trappole vere o presunte. No, non parliamo del teatrino assurdo messo in scena da quei senatori cattolici (dell’Ncd, ma anche dei cattodem) che hanno intavolato una discussione assurda sulla stepchild adoption e sull’utero in affitto, due questioni del tutto distinte.

Non parliamo neanche del senatore che tempo fa si era professato vergine e che veste rigorosamente camicie sgargianti ma se la prende con le “checche isteriche”. Non parliamo del suo collega che si fa beccare dalla polizia a Roma, all’Acqua acetosa, in zona trans, ma è poi sempre pronto all’insulto verso i parlamentari gay. Tutto questo fa parte di un certo folklore che potrebbe anche far sorridere, in tempi in cui perfino il Front national francese si vanta di avere sindaci dichiaratamente gay nelle sue schiere.

Il vero dramma invece si è svolto sul versante delle forze a prima vista unite nel volere la legge: il Partito democratico e il Movimento 5 stelle. Gli stessi che in mesi e mesi di lavoro nella commissione del senato hanno preparato la legge, oggi si trattano come se fossero i peggiori nemici.

La questione delle unioni civili è una riforma epocale, degna di un vero dibattito parlamentare

Non parteciperò al gioco, tanto in voga sui social, di assegnare le colpe agli uni o agli altri. Mi permetto solo alcune domande. Per mesi i cinque stelle si sono presentati come intransigenti: o si vota il ddl Cirinnà così com’è, stepchild adoption inclusa, o niente. Poi, quando il grosso del Pd si è convinto di accettare questa posizione, di colpo l’M5s scopre la libertà di coscienza, categoria mai contemplata nelle sue schiere.

Alcuni giorni dopo segue la seconda mossa. Venti minuti prima del voto in aula i senatori pentastellati fanno sapere che non avrebbero votato il “canguro”. Obiettano che è anticostituzionale e che la Lega ha ritirato il grosso dei suoi emendamenti. Ma se è anticostituzionale con 500 emendamenti, era forse costituzionale quando ne aveva cinquemila e i cinque stelle si preparavano a votarlo?

Ma convince altrettanto poco l’approccio del Pd, che ora dà tutte le colpe ai grillini. La questione delle unioni civili è una riforma epocale, degna di un vero dibattito parlamentare. Ma il Pd non si fida, non si fida soprattutto dei possibili voti segreti. Ora cerca di indirizzare tutta questa diffidenza verso l’M5s, additandolo come colpevole per il fatto che la stepchild adoption non c’è più. E, peggio ancora, lega il voto sulla legge alla fiducia sul governo. Ma non si diceva sempre che le unioni civili non sono “materia di governo”? Ora lo diventano, di nuovo per evitare un vero confronto sulla legge con i rischi annessi e connessi.

E alle fine ci troviamo nella bizzarra situazione di vedere mutilato e poi votato il ddl Cirinnà da una strana alleanza, fatta in buona parte anche da chi non lo voleva, mentre ancora una volta i veri fautori della legge, incapaci di formare se non un’unione civile tra di loro almeno una temporanea unione di fatto, si sono ritirati in trincee opposte, trasformando quella che doveva essere una vittoria delle forze laiche in un piccolo trionfo di Alfano e dei cattodem.

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