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Anche le persone molto intelligenti possono essere molto stupide

H. Armstrong Roberts, ClassicStock/Getty Images

Terry Robinson è stato un imprenditore americano che ha guadagnato milioni con le radio commerciali. Ma è morto senza un soldo per aver affidato una grossa fetta della sua fortuna a un uomo che gli aveva proposto un’opportunità di investimento legata a una grande quantità di lingotti d’oro, che sosteneva fossero nascosti in grotte sparse per tutte le Filippine.

L’uomo, che si chiamava Jim Stuckey, gli aveva detto di aver bisogno di fondi per corrompere le guardie delle grotte, dopo di che quel tesoro sarebbe stato tutto loro. E così, nel corso degli anni, Robinson glieli diede in diverse quote. Sua figlia, Maggie Robinson Katz, racconta questa storia in due affascinanti puntate del podcast New Yorker radio hour, basate sulle telefonate registrate tra i due uomini, e si pone soprattutto una domanda: come ha potuto un uomo così intelligente da costruire un impero commerciale lasciarsi raggirare in modo tanto evidente?

Ma, nello stesso podcast, la scrittrice e psicologa Maria Konnikova fa notare che i tipi intraprendenti sono più soggetti a lasciarsi imbrogliare. Sono persone disposte a correre rischi perché si fidano del proprio giudizio e sanno che un’eccessiva cautela potrebbe essere fatale: quindi la sua rovina sarebbe stata proprio la caratteristica che aveva fatto di Robinson un uomo di successo. Se fosse stato una mammola scettica che ha paura di tutto, non sarebbe mai diventato ricco.

Ma avrebbe mai affidato centinaia di migliaia di dollari a un uomo la cui storia palesemente falsa dei lingotti d’oro nascosti si basava addirittura sull’Arca dell’alleanza?

In un’era in cui la molla principale di quello che sta succedendo nel mondo sembra essere la stupidità, questa storia dovrebbe farci riflettere. Come hanno fatto gli elettori a non rendersi conto che votare per una certa persona, o prendere una certa decisione, avrebbe avuto queste conseguenze?

Come ha fatto quell’idiota a diventare presidente nonostante sia così stupido, secondo un recente articolo del New York Magazine, da non sapere come licenziare il suo capo del personale, perché licenziare le persone è compito del capo del personale? Una possibilità è che ci sia qualcosa di sbagliato nel nostro concetto di stupidità.

“La vita viene spesso descritta come una nobile battaglia tra gli stupidi e il resto di noi”, scrive il blogger David Cain. “Ognuno traccia la sua personale linea di separazione tra individui intelligenti e stupidi, che spesso corrisponde a quella tra sé e chi ha convinzioni politiche o religiose diverse dalle sue o tifa per un’altra squadra”.

E se invece quella linea attraversasse “il cuore di ogni essere umano” come diceva Aleksandr Solženicyn a proposito di quella che separa il bene dal male? L’esperienza quotidiana dimostra che la maggior parte di noi può essere entrambe le cose. Un discreto giocatore di scacchi “può visualizzare in anticipo fino a cinque o sei possibili mosse concatenate”, osserva Cain, “ma non può prevedere quando resterà senza carta igienica fino al momento in cui non finirà”.

La storia di Terry Robinson aggiunge un altro elemento a queste considerazioni: se lo stesso tratto del carattere può renderci intelligenti in alcuni contesti e stupidi in altri, forse avrebbe più senso vedere la stupidità come rapporto tra quei tratti e la situazione. Il che significa che chiunque di noi può cadere nella trappola della stupidità in qualsiasi momento, senza averne quasi nessuna colpa.

Nel qual caso, Bertrand Russell aveva torto a dire “il problema è che nel mondo moderno gli stupidi sono sicurissimi di sé mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi”, perché siamo tutti stupidi e intelligenti a seconda del contesto. Ed è proprio quando siamo più stupidi che siamo troppo stupidi per rendercene conto.

Consigli di lettura
Nel suo libro del 2016, The confidence game, Maria Konnikova dimostra che gli artisti della truffa sfruttano debolezze psicologiche universali, una delle quali è la nostra riluttanza ad accettare che qualcosa in cui abbiamo investito le nostre speranze sia un imbroglio.

(Traduzione di Bruna Tortorella)

Questo articolo è uscito sul quotidiano britannico The Guardian.

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