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Lo spettro della Brexit sulle elezioni europee in Irlanda

Dublino, Irlanda, 22 maggio 2018. (Max Rossi, Reuters/Contrasto)

Ventotto giornalisti raccontano la campagna elettorale nel proprio paese in vista delle elezioni europee del 26-29 maggio 2019. La serie è realizzata in collaborazione con VoxEurop.

Attualmente l’Irlanda è in testa all’Eurobarometro e ad altri sondaggi sia nel sostegno all’Unione europea sia per la paura che il progetto europeo fallisca, un sentimento rafforzato dalla sensazione di sicurezza e solidarietà offerta da Bruxelles durante la crisi della Brexit. Lo dimostra il fatto che la campagna per le elezioni europee abbia coinvolto candidati di alto profilo e sia caratterizzata da un dibattito su argomenti europei, nazionali e locali. Secondo le previsioni l’affluenza dovrebbe essere insolitamente alta.

Considerando che il confine tra Irlanda e Irlanda del Nord diventerebbe la nuova frontiera internazionale tra l’Unione europea e il Regno Unito, è evidente che l’Irlanda sia particolarmente esposta agli effetti politici ed economici della Brexit.

Per evitare di turbare il processo di pace in Irlanda del Nord e proteggere i progressi fatti dopo gli accordi del 1998, l’Unione europea ha inserito nell’accordo di separazione con Londra il famoso backstop, ovvero una garanzia che il confine resti aperto dopo la Brexit. Questo patto permetterebbe all’Irlanda del Nord di rimanere all’interno dell’unione doganale e del mercato unico indipendentemente da cosa accadrà al resto del Regno Unito. Gli unionisti e i conservatori che appoggiano la Brexit non vogliono il backstop perché secondo loro limiterebbe la possibilità di raggiungere accordi commerciali indipendenti e metterebbe in pericolo l’unità costituzionale del Regno Unito.

Brexit e questione irlandese
Questo dilemma continua a devastare la politica britannica ed è fondamentale che gli altri stati dell’Ue ne tengano conto quando valutano la situazione in Irlanda. Storicamente la “questione irlandese” ha creato grandi difficoltà politiche nel Regno Unito, fino a quando è stata cancellata dall’accordo del 1921 che ha sancito la nascita di due stati irlandesi. Ora il problema è tornato a galla.

In passato, nel tentativo di creare uno stato indipendente dall’impero britannico, il nazionalismo irlandese ha cercato alleati continentali rivolgendosi alla Spagna, alla Francia e a paesi più piccoli, oltre che agli Stati Uniti. Da questa esperienza è nato il carattere internazionalista e liberale del nazionalismo irlandese, che nell’Unione europea ha trovato terreno fertile.

La campagna elettorale è un’opportunità per superare le divisioni tra cattolici nazionalisti e protestanti unionisti

Fare parte di un contesto politico europeo aiuta a mitigare il potere britannico e favorisce una relazione più equa con il Regno Unito. La Brexit, naturalmente, rappresenta un pericolo in questo senso e ricorda agli elettori irlandesi i loro annosi problemi. Questo aspetto emerge nel recente entusiasmo irlandese per l’appartenenza all’Unione, malgrado le critiche rivolte al progetto europeo durante la crisi del 2008-2012.

La Brexit influenza la campagna elettorale a nord e a sud del confine interno irlandese. Se Londra si separasse dall’Europa unita i risultati elettorali in Irlanda del Nord diventerebbero inutili, ma la campagna elettorale per le europee concede l’opportunità di discutere nuove problematiche a chi vuole superare le divisioni tra cattolici nazionalisti e protestanti unionisti.

Ne è una prova il dibattito sempre più acceso sulle priorità sociali, culturali ed economiche; sul ritorno del governo basato sulla condivisione dei poteri tra unionisti e nazionalisti – sospeso per due anni – e sulla possibilità di creare un’Irlanda unificata che faccia parte dell’Unione europea, con l’eventuale forma che dovrebbe assumere e la tempistica di un voto sul confine.

Nessuna uscita dall’Ue
Nella Repubblica d’Irlanda, invece, il voto coincide con le elezioni comunali e con un referendum sulla legge che regola il divorzio, oltre ad anticipare le elezioni politiche rinviate a causa della crisi sulla Brexit.

Tutto questo contribuisce a far aumentare il peso delle tematiche europee all’interno del dibattito politico, anche se, come altrove, esse sono legate alle problematiche nazionali e regionali. Al momento nessuno chiede l’uscita dell’Irlanda dall’Unione europea. Finora nel paese non è emersa nessuna forza populista di destra paragonabile a quelle che stanno sconvolgendo altri contesti politici. In sua assenza, i temi degli euroscettici sull’immigrazione e l’interferenza di Bruxelles sono sfruttati da candidati anticonformisti.

I nazionalisti di Sinn Féin fanno parte del gruppo Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica e presentano un profilo socialdemocratico al livello nazionale, guadagnando terreno a causa della debolezza del Partito laburista. I due grandi partiti di centrodestra, Fine Gael e Fianna Fáil, sono entrambi europeisti e secondo le previsioni dovrebbero spartirsi la maggioranza dei seggi. Fine Gael fa parte del gruppo dei Popolari europei, mentre Fianna Fáil ha aderito all’Alleanza dei liberali e dei democratici per l’Europa (Alde). I candidati indipendenti di sinistra potrebbero ottenere grandi benefici dai voti provenienti da altri partiti.

Questione fiscale ed emergenza climatica
L’Irlanda riceve critiche per la bassa pressione fiscale sulle imprese ed è accusata di rappresentare un paradiso fiscale per le grandi aziende come Google, Amazon e la Apple che hanno stabilito sull’isola la loro sede europea. Il problema alimenta un dibattito sempre più acceso e informato, ma i partiti centristi rifiutano l’idea di uno scambio con il sostegno alla Brexit. Similmente, le questioni legate alla difesa e alla sicurezza comuni sfidano la tradizionale neutralità irlandese, ma il discorso pubblico in questo caso è stereotipato e poco informato nonostante le encomiabili esperienze dell’Irlanda nel promuovere la pace e lo sviluppo al livello internazionale.

L’economia irlandese, inoltre, è su due livelli: da una parte ci sono le multinazionali che esportano in tutto il mondo, dall’altra le piccole aziende che dipendono soprattutto dal mercato britannico, comprese quelle del settore agricolo e della produzione di carne e latticini. Lo squilibrio regionale tra Dublino e il resto del paese emerge nelle diversità dei livelli di occupazione e ricchezza.

Queste problematiche sono dominanti nelle due circoscrizioni che non comprendono Dublino e caratterizzano gran parte delle aree rurali. A causa della ricchezza e della prosperità complessiva dell’Irlanda, i finanziamenti europei regionali si sono ridotti rispetto al passato, ma il dibattito è incentrato su come migliorare l’adesione all’Unione ottenendo aiuti per le regioni meno sviluppate. Un paradosso simile si ritrova sul tema del clima.

Nonostante il supporto generale dei partiti all’idea di dichiarare un’emergenza climatica, le azioni politiche stentano a trovare concretezza. Le elezioni europee porteranno una maggiore attenzione e consapevolezza su questi temi.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Ventotto giornalisti raccontano la campagna elettorale nel proprio paese in vista delle elezioni europee del 26-29 maggio 2019. La serie è realizzata in collaborazione con VoxEurop.

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